[ « indietro ]     Dopo un periodo in cui la sua mente pensò solo alla porta, si accorse che finalmente piccole porzioni di essa cominciavano a fumare, Alek preparò subito altre torcie, nel fumo della porta si distinguevano le prime fiammelle, prese a dare calci contro la zona che stava faticosamente bruciando e rischiò di spegnerla.. Alek si colpì il capo dolente, temendo che il suo impulso di uscire da lì avesse fatto l’irreparabile.. osservò in silenzio.. a Melissa piaceva guardare il fuoco nel camino e stare abbracciata a lui quando fuori scendeva la neve.. poi la fiammella riprese, sempre più grande.. Alek si rimise in moto, altre torce, altro fumo, altre fiammelle, sempre più convinte. Aveva cominciato a bruciare la porta vicino al cardine, calcolò che ci mise circa tre-quattro ore per riuscire a bruciare tutto il legno attorno ad esso. Poi cominciò a far leva sull’altro cardine con i rimanenti pezzi di legno della bara, questa volta del coperchio. La bara era praticamente nuova, la porta vecchia e marcia, gli ci volle comunque quasi un ora prima che l’anziano legno cedette quel tanto che bastava per mollare anche il secondo cardine. La porta era ancora in piedi, Alek prese una notevole rincorsa e si buttò su di essa con una violenta spallata. La porta, non più sostenuta se non dalla serratura, cedette e si schiantò al suolo, Alek era sopra e cadde in ginocchio, a Melissa piaceva il castello, diceva che ci avrebbe vissuto tutta la vita.. ma Alek era stato cattivo con lei.. non gli aveva detto tutto.. la testa aveva ripreso a buttare sangue e a dolere.. era stato fortunato, dopo la porta c’era un pianerottolo dove lui si trovava steso in quel momento e dopo ancora una serie di gradini stretti e ripidi di cui poteva scorgere solo i primi tre-quattro ma che minacciavano di correre in basso nell’oscurità fin chissà dove.. si fece coraggio, andò a prendere l’altro candelabro e cominciò a scendere le scale. Le candele lottavano tenacemente contro il buio opprimente che le circondava, un paio di volte dovette fermarsi a riaccenderle perché alcune si erano spente. Si diresse verso una direzione ben precisa, la sua camera da letto, intendeva prendere le sue cose e poi decidere il da farsi. Non potevano aver scoperto la sua fuga, quella lunga scalinata era l’unica via di accesso alla balconata, però il rumore della porta sfondata potevano averlo sentito.. percorse lunghi corridoi e attraversò sale ricche di storie e di ricordi, riconobbe i tappeti, le stoviglie, i camini, tutto sembrava in disuso e poteva vedere ogni tanto qualche topo che fuggiva appena le candele illuminavano la zona. Melissa era stata in queste sale, la sua presenza le aveva rese splendide e piene di calore, ma ora lei non c’era più.. raggiunse la sua stanza dopo mezz’ora circa di buio percorso, aprì la porta e la riconobbe subito.. la stanza da letto sua e di Melissa, la stanza dove lui poteva coricarsi con lei, sfiorare le sue labbra per tutta la notte, amarla e coccolarla, per l’eternità… no, aveva detto giusto il padre che li aveva uniti in matrimonio, aveva detto “finchè morte non vi separi..” e la Morte, malvagia e crudele, era arrivata presto, troppo presto.. aveva portato via Melissa, ed ora esseri malvagi, che non capivano quanto amore lui provava per lei, lo avevano rapito e volevano ucciderlo. Ma la sua vendetta sarebbe presto giunta, era un abile maestro di spada e avrebbe venduto cara la pelle.. la spada, la sua spada, era appesa al muro, dove lui la riponeva ogni volta, dopo gli allenamenti. Era coperta di ragnatele, una cosa abbastanza insolita, “da quanto tempo stavo dormendo??” si chiese, c’era qualcosa che non capiva, a Melissa piaceva molto la sua spada, anche se faticava a sostenerla, Alek avvicinò la mano alla spada, c’era un’aria strana attorno ad essa, fece per scostare le ragnatele ma la sua mano si ritrasse, improvvisamente.. la spada era “fastidiosa”, non trovava altre parole o pensieri adatti per descrivere quella sensazione, sentiva solo che la voglia di toccare la sua spada era pari alla voglia che ciascuno di noi avrebbe di mettere la mano in un alveare o in un cespuglio di ortiche. Osservò la spada e la sua mano tremante con espressione stupita e sconvolta, una sensazione di panico cominciò a impadronirsi di lui, il cuore prese a battergli forte, la porta dietro di lui emise un cigolio, Alek si girò di scatto e la vide.. vide Melissa.. bella, meravigliosa, ma pallida, anemica, solo le labbra rosse parevano le sue, tutto il resto era freddo, vuoto. Rimase paralizzato dal terrore, mentre lei, sorpresa, parlava sottovoce “Amore, che ci fai qui? Come hai fatto ad uscire?” Melissa si avvicinava, Alek era ancora immobile e non faceva nulla, man mano che lei si avvicinava, con la figura resa tremante dalla tenue luce delle candele, Alek cominciò a sentire il terrore che saliva veloce sulla sua pelle e gli faceva rizzare i peli, sentiva la pelle d’oca su di sé, il cuore che pareva volesse uscire dal suo corpo da tanto che batteva forte, Melissa si avvicinava, sempre più, i lunghi capelli parevano serpenti, il gelo intorno a lei era terribile, Alek era ancora immobile, si rese conto che gli battevano i denti, Melissa era lì, apriva le braccia, si stava per buttare addosso a lui, poteva già immaginare il freddo di quelle magre braccia attorno al suo collo.. “No!!!” gridò Alek, mise il candelabro tra lui e Melissa, glielo spinse addosso e riuscì a fuggire prima che lei riuscisse a toccarlo. Lei si era fermata con sguardo spaventato e aveva urtato il candelabro buttandolo per terra. Ora era tutto buio. Alek trovò la porta a tastoni e la aprì. Dietro di lui, la flebile voce di Melissa “Amore, dove sei? Perché fai così? Vieni da me..” Alek uscì dalla stanza e si ritrovò negli oscuri corridoi, resi ancora più oscuri dall’assenza di luce. Non ci è dato sapere per quanto tempo Alek percorse affannosamente quelle buie sale del suo castello, che ben conosceva ma che pareva si divertissero a scombinargli la memoria con stanze che non c’erano più, porte che comparivano laddove non avrebbero dovuto esserci, scale che terminavano nel nulla. Melissa era sempre dietro, quando parlava le sue erano parole dolci, cariche d’amore ma piene di interrogativi “Amore, perché fuggi??” “Alek, che ti succede??” “Sono io, Melissa, la tua sposa..” passando vicino ad una finestra, Alek vide in lontananza le prime luci dell’alba, il suo cuore si riempì di speranza e rimase a fissare come incantato quelle luci lontane che ben presto avrebbero toccato anche il suo castello.. una terribile sensazione lo prese.. gli sembrava che la morte fosse vicina, non capiva perché, sapeva solo che non doveva rimanere lì.. Melissa gli giunse ad un palmo, silenziosa e spettrale, le sue mani gli accarezzarono i capelli, Alek si girò lentamente verso di lei e si perse nei suoi occhi mentre lei gli sussurrava “vieni dentro, presto..” le loro labbra si avvicinarono e si toccarono, muovendosi insieme.. Un urlo, terribile e disperato, echeggiò per il castello!! Alek, inorridito da quanto aveva appena scoperto, la spinse via buttandola quasi a terra e corse su per le scale, mentre cominciava a sentirsi più debole “dannata! Essere infernale! Vattene! Torna al tuo inferno! Tu eri morta! E ora sei tornata per prendere me! Tu non sei umana!” cercava di gridare queste cose a Melissa ma la sua voce era sempre più debole.. sentiva in lontananza le sue grida, mentre Alek arrivava sul tetto quasi inaccessibile. “Amore!!” gridava Melissa “torna indietro, ti prego!! Ti amo!!” ma Alek non rispose mai più.. i raggi del sole nascente cominciarono a bruciargli la pelle, urlando di dolore Alek ricordò.. ricordò di lui, allora umano, che sposava Melissa, ricordò dei suoi studi arcani disprezzati da lei, ricordò di lui che divenne un vampiro ma perse la ragione, di Melissa che si uccise per il dispiacere, di lui che la fece tornare dalla morte per farne nuovamente la sua sposa, di lei che lo teneva rinchiuso a causa dei suoi mutamenti di umore e delle sue amnesie.. poi il sole lo distrusse, mentre Melissa, la sua sposa prima e dopo la morte, moriva al suo fianco, mostrando al sole assassino i bianchi canini che prima lo avevano tanto sconvolto..

di Thor