L’aria era fresca e profumata di fiori, Alek si sdraiò sulla soffice erba a pancia in su proprio sotto i grossi alberi. Il sole filtrava attraverso i rami e poteva sentire il canto degli uccelli e persino il ronzio delle api che lavoravano incessantemente vicino a lui. Sui rami degli alberi scorse un movimento rapido, uno scoiattolo che si nascondeva impaurito. Alek , lentamente, fece per alzare il braccio come per afferrarlo, nonostante lo scoiattolo si trovasse almeno tre metri sopra di lui, come farebbe un bambino, quando gli sembrò di cominciare a cadere, accadde tutto in pochi attimi e fu terribile.. la sua mano che sbatteva contro qualcosa di solido, la caduta che sembrava non finire mai, d’istinto fece per alzare la testa ma sbattè di nuovo, il prato, i fiori, lo scoiattolo, tutto svanì mentre piombava in un posto buio e oscuro. Aveva gli occhi aperti, anche se non vedeva che il nero più assoluto. La testa gli doleva, non ricordava nulla, ma poteva sentire delle pareti intorno a sé, che cominciò a toccare con sempre più angoscia.. “era un sogno” si disse ripensando all’aria fresca del prato, mentre ora respirava aria pesante e chiusa, “…e questo è un incubo!!” non sapeva se l’aveva solo pensato oppure urlato, una delle sue paure peggiori stava prendendo forma.. non si trovava forse chiuso in una specie di bara?? La sua fronte cominciò a sudare e il suo cuore a pulsargli fortissimo nella testa e nella gola. Mentre si sforzava di rimanere calmo e cercare di riflettere quantomeno sul perché si trovasse lì, provò un intenso dolore ai muscoli del braccio. Si rese conto che il suo corpo, quasi indipendente da lui in quei momenti, si stava ribellando a quella condizione e le sue braccia spingevano disperatamente verso l’alto il suo coperchio. Ad un tratto, mentre il forte dolore aumentava e sembrava arrivare anche dall’altro braccio, Alek sentì che il qualcosa sopra di lui si alzava, pian piano. Una ventata di aria fresca lo investì e i suoi occhi colsero qualcosa di leggermente luminoso provenire da quel luogo che gli era tanto vicino e che rappresentava la fine della sua paura. Ebbe nuova speranza, dimenticò il dolore alle braccia e riprese a spingere e a sollevare.. sempre più luce, sempre più aria.. continuò a spingere, e alla fine il coperchio cadde di lato con un gran rumore. Rimase qualche istante a guardare il soffitto buio, sfinito, poi si tirò su velocemente perché ebbe il timore che qualcuno potesse richiuderlo di nuovo lì dentro e magari metterci dei chiodi.. fu scosso da brividi, ora era seduto sul fondo della sua cassa, la guardò e si rese conto che effettivamente era una bara!! Qui i sentimenti furono confusi.. perché si trovava lì ?? pensava e ripensava ma non ricordava nulla, ricordava il suo nome, qualche persona a lui legata, un nome che gli tornava ogni tanto in testa, Melissa, e nulla più. Si trovava in una vasta sala di un castello, gli alti soffitti si perdevano nell’oscurità, le volte erano appena visibili, la stanza era illuminata da due candelabri con cinque candele ciascuno, le fiammelle tremolavano per via delle numerose finestre che davano su di un cielo scuro che pareva senza luna e senza stelle. Alek si mise in piedi, poi la testa gli cominciò a girare e crollò a terra come un sasso. Rimase bocconi per qualche minuto, la testa gli doleva, se la toccò e sentì che la fronte era umida non solo di sudore, ma anche di sangue, evidentemente per la testata contro il coperchio. Prima di tirarsi su di nuovo, volle sincerarsi di essere tutto ok, cominciò a muovere le braccia, poi le gambe, poi il collo. I lunghi capelli gli caddero sul volto quando fece il secondo tentativo, molto più cauto. Per ingannare il tempo necessario alle sue membra per risvegliarsi dal torpore continuava a guardarsi intorno, pian piano dei deboli ricordi affioravano alla sua mente, ora ricordava dei suoni di violino,una cena con Melissa, la carne e il vino, ma la testa non voleva saperne.. se pensava a queste cose delle fitte tremende lo costringevano a chiudere gli occhi e a premere i pugni contro le tempie per fermare il dolore.. ora si era alzato, barcollava ma era in piedi. Cercò di rimanere immobile, respirando piano, poi sempre più profondamente, finchè la testa non smise di girare. Cominciò lentamente a scrutare la stanza, era talmente alta da lasciare solo immaginare che potesse avere un soffitto, si avvicinò ai muri, freddi e umidi, la stanza era spoglia, non aveva quadri né specchi, niente mobili od oggetti, solo i due candelabri appoggiati in due nicchie scavate nel muro. Alek si avvicinò ad una delle finestre e si mise a guardare fuori. La testa ricominciò a dolere mentre fissava la notte scura e si rendeva conto che il castello era suo, che si era messo a fissare le montagne circostanti da quel punto tantissime volte, che anche Melissa doveva essere lì con lui.. rischiò di nuovo di cadere.. si appoggiò alla parete e si allontanò subito dal pericoloso punto di osservazione, non c’erano quasi protezioni e nelle sue condizioni attuali sarebbe potuto precipitare di sotto. Gli sembrava di immaginare lui e Melissa che, mano nella mano, si buttavano di sotto, poi improvvisamente ricordò.. lacrime e dolore piombarono in lui, mentre si rannicchiava a terra, ricordò Melissa che cadeva dalla balconata, no.. il suo amore non era caduto, si era buttato.. non era stata colta dalla Morte, l’aveva scelta ed abbracciata spontaneamente. Melissa non c’era più, sembrava essere successo da tanto tempo.. Ora lui vagava per la stanza, strappò una parte del suo abito blu elegante per fasciarsi la ferita alla testa e si girò di scatto verso un angolo buio della stanza.. sapeva che li c’era una porta. Prese il candelabro e si diresse verso di esso. Trovò la porta, girò la maniglia ma la trovò chiusa! “Dannazione!! chi mi ha chiuso qui dentro??” una voce sembrava rispondergli .. Melissa.. la testa aveva ricominciato a dolergli forte.. scosse la maniglia con violenza ma la porta rifiutava di muoversi. “Mi vogliono uccidere.. pensano che io abbia ucciso Melissa.. mi hanno chiuso qui per farmi impazzire.. solo.. senza nulla.. con un baratro ove buttarmi.. per farmi fare la fine che ha fatto lei.. mio dolce amore..” la sua mente andava a Melissa, ai suoi lunghi capelli scuri, alle sue labbra rosse, alle sue guancie morbide e alla sua pelle liscia.. “mi hanno drogato..” pensava mentre avvicinava le candele alla porta.. “la porta di legno.. mi hanno lasciato solo le candele.. ma è troppo spessa, le candele brucerebbero prima che il legno si sia appena cominciato a scaldare..” si guardò attorno, disperato.. la bara!! Il legno della bara era ben più sottile e sarebbe bruciato molto più facilmente.. Alek, in preda ad una fervida agitazione, prese il fondo della bara e lo mise faticosamente in piedi, poi lo spinse contro uno dei tanti blocchi di muratura che sporgevano a formare ripiani e sedute.. il fondo cadde e si ruppe contro lo spigolo, con un secco rumore di legno spezzato che ruppe il silenzio di quella notte. A Melissa piacevano le passeggiate notturne, la poteva ricordare mentre camminava sotto la luna, lei stella tra le stelle, ora le lacrime scendevano lungo il viso di Alek, la sua mente era imbambolata, poi si scosse e cominciò a bruciare il panno che ricopriva il fondo, poi i piccoli pezzi di legno, alimentando fiammelle sempre più ampie, infine piccole torce, che Alek metteva febbrilmente a ridosso della porta, laddove i tarli avevano rosicchiato di più.     [ avanti » ]

di Thor