[ « ritorna a Janare - le streghe di Benevento ]    

Francesco Redi (letterato e scienziato fiorentino, 1626-1697) in una lettera "giocosa" a Lorenzo Bellini (di cui ce ne parla Cifaldi in un brano del 1883 contenuto nel libro "Benevento e i Sanniti", ed. Pierro, 1996, collana Monumenti e Miti della Campania felix, supplemento a Il Mattino) parla di un gobbo che viveva a Peterola. Un bel giorno un altro gobbo, suo conoscente, era ritornato da un viaggio senza presentare più la sua deformità. Interrogato sulla sua guarigione, spiegò che una notte, avendo perso la strada, si era ritrovato presso il noce di Benevento attorno al quale satiri, demoni, streghe e stregoni ballavano e cantavano. Una strega gli si era avvicinato e lo aveva invitato a ballare. Egli aveva dimostrato tanta leggiadrìa nella danza che le creature infernali presenti al convegno, avevano deciso di togliergli la gobba che portava sulla spalla.
Il gobbo di Peterola, ascoltata la storia, di nascosto si mise in cammino in direzione di Benevento in cerca del famoso noce. Finalmente giunse al luogo in cui si celebrava il sabba ed anch'egli trovò quelle creature infernali che danzavano e cantavano attorno al noce. Una di quelle creature, gli si accostò e lo invitò a ballare. Il gobbo di Peterola accettò di buon grado di prendere parte alle danze ma i suoi movimenti risultarono essere goffi e sgraziati. Le creature infernali che danzavano, allora, disgustati dai movimenti tutt'altro che eleganti del gobbo di Peterola, decisero di attaccargli sul petto la gobba che avevano rimosso dalla schiena del gobbo che avevano guarito. Così il gobbo di Peterola tornò a casa con due gobbe: una sul torace e l'altra sulle spalle.