Dunque la nonna era stata uccisa da un lupo mannaro, pensò la piccola Emily Redcup arretrando verso la credenza. All’inizio non aveva notato l’odore di cane bagnato che circolava per la casa: era stata una lunga camminata, tutta sola in mezzo al bosco. A un certo punto si era messo anche a piovere, uno di quei temporali umidi e rumorosi che paiono salutare la bella stagione e dare il benvenuto all’autunno, le giornate più brevi, il vento più freddo, l’umido che la mamma le diceva di sentire nelle ossa.
Aveva sollevato il cappuccio e si era messa a correre per evitare che la pioggia bagnasse le frittelle appena fatte che stava portando alla nonnina malata; guarda te se nell’anno in cui si trovava si dovevano ancora utilizzare sistemi antiquati come i bambini per consegnare le cose, si domandava la piccola Redcup mentre proseguiva speranzosa di non mettere alcun piede in fallo e desiderosa di raggiungere la riparata casa dell’attempata donna.
Era molto umido anche lì, e c’era questo odore dappertutto di cane bagnato che non aveva per nulla sorpreso la bambina: l’antenata era semi-paralizzata a letto e non si può certo dire che l’igiene intima fosse il primo dei suoi pensieri. La bambina si sforzò di lanciare uno squillante saluto prima di entrare nella stanza in penombra, le frittelle miracolosamente intonse dal temporale esterno che emettevano un gradevole profumo; stava per ripetere le solite azioni, lasciare il cibo sul comodino, svuotare i residui organici della vetusta, darle un rapido bacio prima di tornare al vento e alla pioggia, quando qualcosa, nella penombra ove si trovava la nonnina, la fece sobbalzare. La nonna aveva gli occhi talmente rossi e spalancati da apparire come un tricheco con la congiuntivite; Emily pensò di aprire le tende della stanza per esaminare meglio la situazione quando un grugnito proveniente dall’anziana le fece supporre che forse la poveretta non avrebbe gradito quel subitaneo afflusso di luce nella sua dolorosa oscurità. Cercando di reprimere il disgusto si avvicinò all’antica signora trattenendo il fiato per non annusare il fetore mefitico proveniente dalla gola della decadente figura che oggi pareva essere più ammorbante del solito, chiese alla nonnina come si sentisse e quella rispose sollevando un braccio. Emily Redcup pensò che era il movimento più ampio che le avesse visto fare negli ultimi tre anni, per lei era ancora un mistero come facesse a nutrirsi delle frittelline, quindi: o la vecchia stava impazzendo per il dolore oppure in realtà le sue condizioni non erano così gravi.
Chiese alla vegliarda come si sentisse e la nonna mosse un poco la mascella per emettere un nuovo ringhio, più rilassato del precedente, quasi divertito. Nonna, come cazzo parli oggi, fu il pensiero appena accennato dalla piccola Emily che con la coda dell’occhio riuscì appena a notare l’ampia ombra del braccio dell’inferma (però, com’era grande...) che si abbatteva a pochi centimetri dal suo corpicino.
La bambina fece un salto indietro, e trasalì quando vide il corpo paralizzato che credeva della madre di suo padre rivelarsi un ammasso di due metri di membra muscolose e villose attorno a un torace grande quanto il tamburo della banda del paese.
Fece un passo indietro, mentre dall’osceno muso bestiale iniziava a colare una bavetta rossastra che rappresentava probabilmente tutto quello che restava, di visibile, dell’amata nonnina.
Dunque la nonna era stata uccisa da un lupo mannaro...
Emily Redcup si trovò tra la credenza e la finestra, la manina che sfiorava il pesante arazzo purpureo che oscurava l’ampio finestrone meridionale; con le sue ultime energie si appese al polveroso tendaggio e lo fece crollare al suolo. Lo aveva fatto anche due anni prima, giocando, e il papà si era arrabbiato tantissimo perché era la tenda dietro cui da piccolo giocava ad essere Polonio ucciso da Amleto, ma l’ira del babbo era in questo momento l’ultimo dei pensieri per la spaventata piccina. Era chiaro che stava vivendo un incubo, e facendo entrare la luce dal di fuori avrebbe rischiarato la situazione per scoprire che non era poi così brutta come le si prospettava. Non fu così: fuori aveva smesso di piovere, la luce della luna piena illuminava completamente l’ancestrale orrore di fronte alla piccola Redcup; il licantropo “sorrise” alla sua amata luna e sollevò il capo per lanciare un ululato di gioia e gratitudine per la facile preda. Ma non ci riuscì.
Un boato, frammenti di vetri per tutta la stanza, e il lupo mannaro che si portava le mani alla gola da cui usciva un rivolo di sangue nero che però non era capace di nascondere la brillantezza del proiettile che lo aveva perforato.
La porta si spalancò, facendo entrare un fiotto di vento gelido che fece rabbrividire la piccola Emily: sull’ingresso era comparso un uomo alto e magro che portava nella destra un lungo fucile dalla cui canna usciva ancora il fumo testimone dell’origine del suo colpo mortale.
Signore, chiuda la porta che fa freddo, e grazie per avermi difesa da quel... da quella cosa, disse la bambina, avanzando verso il suo salvatore.
Reprimendo una sconvolta risata, l’uomo entrò sbattendo la porta e si diresse sul lupo mannaro, che ora appariva soltanto come una bellissima donna dai lunghi capelli biondi, completamente nuda, distesa sul freddo pavimento di cotto: le si avvicinò subitaneo, le osservò il collo da cui usciva il sangue che stava già raggrumandosi, e si chinò per baciarla.
Forse il signore era innamorato della donna, pensò la piccola Emily, che però cambiò subito idea quando sentì i rumori viscerali prodotti dallo sconosciuto che l’aveva salvata.
Le venne in mente una parola che le aveva detto lo zio Howard, quello che la mamma non voleva mai invitare perché stava con una ragazza che aveva trent’anni meno di lui, quando le aveva raccontato una storia spaventosa che non l’aveva fatta dormire per una settimana.
Signore, lei è un necroforo? piagnucolò la piccola ormai completamente terrorizzata.
In un certo senso sì rispose il misterioso individuo con voce biascicata. Si voltò, aveva due lunghissimi canini che sporgevano dal labbro superiore, unico lucore bianco in un volto completamente impiastricciato del sangue della sua vittima e tu sei il mio caffè, piccola Redcup.
Dunque il lupo mannaro era stato ucciso da un vampiro, pensò la piccola Emily Redcup arretrando verso la credenza...


autore                                    
Marco Mengoli