Hanno approfittato del buio, hanno approfittato della mia giovinezza, hanno violato la mia giovinezza.
Mi hanno scrutato, seguito, braccato, stordito, violentato, hanno fatto gocciolare il mio sangue in recipienti di ebano, lo hanno travasato in caraffe d’oro incastonate, servito a tavola e brindato in calici di cristallo, mi hanno fatto assistere, mi hanno tenuto sveglio, mi hanno lasciato vivo, se vita è poi quella che sto per raccontare.
Al servizio di questi esseri, che in realtà esseri non sono, sembrano vivi, ma non lo sono, e tutta via è l’unica compagnia, anzi famiglia che mi rimaneva.
Atroce e crudele, per quanto possa sembrare, ma è per loro normale, forse l’unico rimedio di questa vita-non vita, l’unico rimedio a questa che io considero una maledizione; il sadismo, l’unico rimedio!?
Immortali, forti come 10 uomini, veloci, agili, intelligenti, robusti, e comunque miseri nella loro potenza.
Esseri delle favole, che invadono i sogni dei bambini, ma in realtà anche degli adulti, sono il terrore nascosto e non conosciuto, la nostra parte nascosta forse, la liberazione atroce e crudele dei nostri impulsi primitivi unita ad un’immensa intelligenza sadica e meschina.
Eppure nell’osservarli sorge pietà!
Sono in cima alla catena alimentare, sono i leoni della foresta ma trasposti all’intero mondo.
Nessuno li vede, nessuno li sente, a tutti sembra di percepire una cosa che non c’é, un déjavu, eppure hai parlato insieme ad uno di loro guardandolo negli occhi...e chi si accorge della loro esistenza è in realtà la pietanza, o, come me, è un prescelto, anche se io sono più prescelto di altri. Una pedina, un diversivo, non sono fonte di sangue ma d’informazioni, ed informazioni pericolose, così mi hanno detto all’inizio di tutto!
Il mio dolore e sacrificio non si limitarono a quella maledetta notte!
Ho detto vero pedina, ma di due colori, ebbene doppio gioco era quello per cui ero stato scelto, così, mi hanno fatto credere!
Perché, in realtà, anche se la scoperta dell’esistenza di queste creature mi ha sconvolto e segnato, ed in molti più sensi di quelli che ho lasciato trasparire, imparai presto un’altra tremenda verità.
Se infatti esistono esseri come questi, esistono anche i loro acerrimi nemici, ed è qua che vi sbagliate, ed è qua che anche io avevo frainteso. I nemici dei così detti cattivi sono solitamente i buoni, avevo tralasciato il fatto che il male combatte sempre se stesso per la supremazia. In questo caso la lotta era la contesa del primo gradino della catena alimentare, una delle due razze, se così possiamo definirle, doveva soccombere! L’altra la dominatrice assoluta!
Non subito ho potuto capire quale fosse l’altra razza. Di creature misteriose e malvagie nelle leggende sono tante, ma poi, dopo averli visti non avrei potuto pensare una cosa più ovvia: Licantropi, Uomini Lupo, Lupini o come li si voglia chiamare.
Una guerra millenaria, a quanto pare, e la guerra adesso deve finire, così dicono entrambe le parti!
L’ingegno fine astuto e sadicamente malvagio del male, contro la forza devastante terribilmente incontrollata dello stesso medesimo male!
Sono passato dalle angosciose e lussuriose case Vampiriche agli atroci e orrendi rifugi-campi base degli Uomini Lupo.
Anche gli uomini lupo hanno attuato un rito sulla mia persona, e non meno doloroso e macabro di quello vampirico. Le miei carni sono state dilaniate. Prima hanno lacerato con le loro unghie, che più che unghie sembrano bisturi, la mia pelle, poi pian piano l’hanno staccata a piccoli pezzi. Tolta tutta la pelle, hanno mangiato la mia carne cruda, a morsi, uno per uno, non come un branco di bestie affamate, uno per uno per farmi soffrire. Mi hanno gustato, centellinato, come se fossi stato un prelibatezza culinaria, e i loro visi che sanno solo esprimere crudeltà hanno provato piacere, e, per un istante mi è parso nel mio stato confusionale, invidia.
E nonostante ciò ero ancora vivo, non sentivo dolori, le mie membra sembravano essersi rigenerate senza difficoltà, proprio come accade a queste creature. Non ero nemmeno svenuto per il dolore! Oltre al mio corpo resisterono i nervi e la mente, e questo mi rendeva stupito ancora di più...non una cicatrice non uno shock, solo dolore, oblio e poi dopo pochi giorni ero di nuovo in piedi sotto lo sguardo attento delle due fazioni.
Credevo di essermi guadagnato così, con questi due riti, la fiducia sia dei licantropi sia dei vampiri.
Ciò che però mi rendeva sempre più perplesso è che tutte due queste razze erano a conoscenza che io lavoravo per entrambe le parti. Mi lasciarono libero di andare dove mi pareva, soddisfarono qualsiasi mio desiderio, le poche volte che ne avevo uno, non mi diedero limiti, io stesso decisi di permanere con i viscidi succhia sangue. E in tutto questo c’era un’aria di divertimento frammisto però ha una sottile e strana aria di paura e attesa.
Ho parlato di doppio gioco, ma io stesso mi ero accorto che in realtà il doppio gioco non esisteva, nessuno chiedeva informazioni, allora mi domandai quale fosse la mia utilità.
Sembravano aspettare qualcosa da me, sia le bestie sia i succhiasangue, guardandomi sembravano cercare qualcosa, sembravano esplorarmi, leggermi dentro, leggere delle informazioni che io non conoscevo!
Intanto io studiavo i loro comportamenti, di entrambe le parti, e più vivevo con loro più mi accorgevo che la guerra fosse vicina, mi sembrava che mancasse solo un tassello, che fossi io?
Mi ero accorto che i membri delle comunità di entrambe le razze che stavo frequentando fossero tutti centenari, non c’è nessuno giovane, nessun neo-vampiro, nessun neo-licantropo. Perché non crearne per vincere la guerra finale?
In un discorso con un solitario e freddo succhiasangue, mi assicurò che i neo-vampiri, come io li avevo chiamati, ce ne fossero fin troppi al mondo, ma inizialmente la maggior parte scappavano non riuscendo a sopportare il loro nuovo status.
Poi, dopo un istante di pausa riempito da un lieve sorriso velato di cattiveria aggiunse roteando gli occhi nella loro sede con fare psicopatico : “Ma poi tornano!”
Credo che questo fatto sia dato dalla difficoltà di accettare la propria maledizione, di esseri dannati e infernali. Il ritorno è quindi l’accettazione-rassegnazione del proprio stato, anzi credo che il ritorno sia la vera perdizione, tutti diventeranno subdoli e crudeli.
E io cosa ero, non avevo canini tanto meno sembianze da lupo, e tanto meno non credevo di dover accettare nessuna condizione...ma se ero un uomo come mai allora ero ancora vivo, sopravvissuto ai due massacri, cosa m’impediva di morire, cosa mi permetteva di vivere in questo rimasuglio di vita? Questi esseri meschini per loro divertimento, divertimento nel vedermi prima o poi impazzire piano piano in queste crudeltà e desolazione? In realtà non mi sembrava neanche più di provare sentimenti.
Non dormivo da settimane, tanto meno mangiavo e bevevo, non avevo né freddo né caldo, non ero mai stanco, e non provavo sensazioni di nessun tipo.
Cosa ero?
Sono così potenti questi esseri, potenti da conferirmi questi poteri senza essere però uno di loro, o forse le manifestazione della mia vera natura si sarebbe mostrata più tardi.
Mentre io ero lì ad accertarmi della mia essenza, mi veniva il dubbio, esistenza? Ero un fantasma.
No, avevo parlato con umani che mi vedevano e mi davano la mano!
Ero un essere consistente, non ero quindi io stesso la mia illusione!
Questi pensieri ricorrevano tutte le notti, ma non riuscivo a darmi una risposta.
Canini e artigli erano stati affilati, qua nel rifugio di bevitori di sangue in cui soggiornavo in quel periodo. Proprio lì furono portate le prime teste di uomini lupo, i corpi a parte.
Alcuni licantropi erano stati presi vivi, portati al tavolo del convivio, e con il loro sangue caldo si aprì e finì il banchetto.
Ho potuto vedere bene i loro sguardi di immensa e tremenda soddisfazione nel bere il sangue e nel trucidare! Il piacere durante il bacchetto aveva invaso la stanza, l’atmosfera di macabra e sfrenata ingordigia pervadeva l’aria insieme all’odore acre del sangue che s’incrostava sulle labbra di questi esseri. Chi affondava con soddisfazione e aspettativa il canino negli odiati nemici, chi invece faceva defluire il sangue in calici e se lo gustava come un vino di alta qualità. Tutto ciò sembrava irreale!
Anche nel rifugio dei licantropi vennero portati i prigionieri! Lo spettacolo però fu molto più brutale. Il servizio era simile a quello che era stato riservato a me, solo che la fame è l’odio pervadevano le creature, e il banchetto non rimase più tale, ma un orgia di carne e bocche affamate, occhi pieni di rabbia, in frenesia. Non finirono solo dilaniati i corpi dei vampiri, ma anche quelli dei compagni che nella foga non sembravano quasi accorgersene, tutti intenti a divorare la propria parte.
La situazione è così in tutto il mondo, e in qualunque città sia poi io andato sono stato trattato con totale rispetto, e sguardi indagatori e veggenti mi perlustrarono in tutti i luoghi.
Sobborghi e boschi sono il terreno della guerra.
Nonostante il mio errare non ho smesso di pensare al mio stato.
Ho scoperto, la maledizione non è il vampirismo o la licantropia, ma l’immortalità!
Il primo vampiro e licantropo erano e sono degli immortali. Potrai tagliarli la testa staccargli il cuore e tutte le membra del corpo ma non moriranno! La lunga vita li ha fatti decadere in quello che sono poi diventati.
Il primo licantropo ha finito nel non sopprimere più la bestia, la parte animale violenta, l’stinto primordiale della forza bruta che nell’uomo invece è soppresso dalla ragione.
Il primo vampiro invece ha smesso di sopprimere i suoi bisogni sessuali-sadici fino a sfogarli completamente, fino a deviare la sua mente da ogni sorta di rispetto e eticità!
E’ poi subentrato il bisogno della riproduzione, anzi di trasmettere la maledizione a qualcuno, ignaro e fino allora umano come loro, tutto per soddisfazione, per godere degli altri e della loro decadenza, una vendetta contro la loro stessa maledizione.
E così il singolo è diventato razza.
Ma al contrario delle loro aspettative non hanno trasmesso completamente la maledizione, non la completa immortalità, vampiri e licantropi possono essere infatti uccisi, ma hanno tramandato il loro bisogno necessario di sfogo dei loro impulsi.
Tutto ciò è diventato una malattia, un virus che può essere trasmesso però solo con il volere del portatore.
Ecco cosa sono io: un immortale. E come loro anch’io decadrò.
Io sarò quindi capostipite di una nuova razza maledetta?
Solo a pensare in cosa io possa trasformarmi mi fa rabbrividire, ma purtroppo ciò è inevitabile.
Incomincio già a compatirmi. Ho provato a togliermi la vita ma in qualunque maniera io tenti, il risultato è sempre lo stesso, tutto è invano.
L’isolamento è l’unica speranza tangibile e possibile che io ho concepito come soluzione.
Vado quindi in esilio da solo, in un posto tranquillo, nascosto, da dove io non possa più fuggire, nella speranza che nessuno possa mai trovarmi e che io non possa mai trovare nessuno.


autore                                    
Enrico Garzotto