Lo chiamavano Camillo, nella cittadina. Tutti sapevano che era l'ultimo dei vampiri, ma nessuno ne era spaventato. Anzi, era lo zio di tutti i bambini. Per esserne il nonno era troppo giovane, con i suoi trecentoventisette anni portati incantevolmente. Ne dimostrava, infatti, trecento di meno.
"Buonasera, Camillo” lo salutò allegramente un vigile urbano, che stava smontando dal servizio. Il sole era già tramontato da un po'.
"Buonasera a te” sorrise bonariamente il vampiro, chiudendosi alle spalle la porta di casa "Come ti è andata la giornata?"
"Tranquillissima, quasi noiosa. Come al solito, del resto".
"Meglio così, non trovi?" fece Camillo, chiudendo a chiave l’uscio della propria abitazione.
" Ah, su questo non ci piove” concordò il tutore dell'ordine, salutando con un cenno della testa prima di allontanarsi. Il vampiro restituì il saluto, prima di incamminarsi verso il posto di lavoro.
"Visti i miei cicli circadiani ed i miei interessi, fare il giornalista del turno di notte era una delle migliori attività che potessi trovare" si disse la creatura della notte, lisciandosi i blue-jeans e la giacca a vento.
Fischiettando allegramente, avanzando con un incedere elegante che pareva quasi una danza, Camillo attraversò la piazza prospiciente la sua abitazione. Sull'angolo della strada che doveva imboccare, per giungere alla redazione del quotidiano per cui lavorava, si trovava la macelleria nella quale si fermava abitualmente per la prima colazione. L 'esercizio aveva la saracinesca abbassata a metà, ed all'interno il proprietario si affaccendava per riordinare prima dell’imminente chiusura.
"Buonasera, Beppe!” salutò cordialmente Camillo, entrando.
"Buonasera a te” rispose il macellaio, con un ampio sorriso "Sei in orario perfetto. Come al solito,- del resto". , "Beh, anche se per me il tempo ha un valore diverso che per voi mortali non vedo perchè non mi debba impegnare per essere puntuale. Mi sembra semplicemente una questione di serietà". "Se tutti i vampiri fossero stati come te. .."
"...forse il genere umano ne avrebbe un po' meno paura" convenne Camillo, con un sorriso che mise in evidenza i suoi lunghi canini.
"Proprio così" convenne Beppe, porgendo un capace boccale colmo di sangue che aveva fatto comparire come per magia, sorridendo.
“E’ fresco di giornata, affrettati a berlo.”
“Hai il miglior sangue animale della zona” si complimentò il vampiro, dopo una lunga sorsata.
“Il fatto è che tratto soltanto carne di primissima qualità. Sono un professionista serio, io”
“Se non ci fossi tu, non saprei proprio come potermi sfamare”.
“I tuoi antenati, o sarebbe più giusto dire predecessori?, lo sapevano benissimo”.
“Loro di certo, ma io sono una persona civile” si incupì Camillo, al ricordo delle atrocità commesse dai suoi simili “In vita mia non ho mai succhiato il sangue alla gente”.
“A questo ci pensano i nostri politici, soltanto che sono peggio di Dracula… E scusa la battuta”.
“Non devi scusarti, capisco che cosa vuoi dire” fece il giornalista, con un cenno della mano “E poi te l’ho già detto un sacco di volte, le persone che votate sono dei vampiri vecchia maniera. Forse i miei simili si sono trasformati in chissà quale modo nei politici. Vanno in giro prevalentemente di giorno, si sono fatti limare i canini e nascondono perfettamente la loro vera natura. Come se ci fosse qualcosa di vergognoso ad essere un vampiro, se ci si è integrati come me… Per questo non voglio generare dei miei simili, temo siano come Dracula o chi per lui”
“Sei un saggio” sorrise Beppe, mentre Camillo tornava a gustarsi il boccale di sangue.
“Una vera squisitezza!” tornò a complimentarsi come lo ebbe terminato, forbendosi quindi le labbra con un fazzolettino di carta che si era fatto comparire tra le mani.
“Ci vediamo domani mattina?” chiese il macellaio, afferrando il boccale che il cliente gli porgeva.
“Come sempre, no? Prima di andare a dormire un po’ di cena ci vuole, A domani… E metti in conto mi raccomando”.
“Fino all’ultima stilla, stai tranquillo” assicurò Beppe, facendo l’occhiolino.
Tornato per strada, Camillo si incamminò verso la redazione del giornale fischiettando allegramente un facile motivetto e salutando ogni passante che incontrava con cortesia. Si fermò per fare dei complimenti ad un bambino in un passeggino, che cominciò a fargli le feste ciangottando allegrissime risate.
“Perché non ci vieni a trovare, una di queste sere?” lo invitò Marisa la mamma del pargolo.
“Vi do un colpo di telefono domani sera dal giornale, va bene? Adesso non sono certo di quando posso venire”
“Guarda che la prendiamo come una promessa” rispose Giovanni, il marito di Marisa”E’ da non so più quando che dici di venire, e poi non ti fai mai vedere”.
“Avete ragione. Domani sera telefono, parola di vampiro” Assicurò Camillo, con un’espressione talmente buffa che i due coniugi si misero a ridere di cuore.
“Ci contiamo” salutarono, prima di affrettarsi verso casa.
Il giornalista si guardò l’orologio ed ebbe un sussulto.
“Se non mi sbrigo , arriverò con qualche secondo di ritardo” borbottò, redarguendosi.
“Buonasera, Gustavo” salutò entrando nel palazzo che ospitava la redazione del giornale, rivolgendosi all’impiegato dietro il bancone dell’ingresso “Com’è andata la giornata?”
“Tutto ottimamente, grazie” sorrise l’interpellato “E tu come hai dormito?”
“Come un bambino tra le braccia della mamma”
“Buon per te, io non faccio altro che rigirami nel letto per buona parte della notte”
“Perché non provi a dormire di giorno?”
“Guarda che non sono un vampiro”.
“E tu che ne sai?”
“Ma vai all’inferno!” scherzò Gustavo, ridendo di cuore.
“Meglio di no, non c’è sangue da quelle parti” rise a sua volta Camillo. Allontanandosi, Aveva la sua scrivania da raggiungere, con probabilmente una enorme quantità di posta da evadere Era lui che si occupava della rubrica “Cuori Infranti”, un vero, formidabile successo.
Forse il solo, vero motivo per il quale il quotidiano continuava a vendere.
“Dovrei chiedere un aumento di stipendio” si disse, sedendosi ed accendendo la lampada. Poi scrollò le spalle e si mise al lavoro.


autore                                    
Alessandro Corsi