Zombie, chi sono costoro?

Il termine, reso celebre al grande pubblico da numerosi film, soprattutto di produzione statunitense, deriva da un vecchio vocabolo di origine africana: Nzumbe. Questa antica parola è strettamente connessa al mondo dell’ultraterreno, infatti, a sua volta, proverrebbe da Zambi, ovvero “divinità”. Comunemente, però, il termine Nzumbe, e dunque zombie, più noto con il significato di “morto che cammina”, è stato fatto conoscere al mondo occidentale per la prima volta nel 1929, grazie al saggio dell’antropologo William Seabrook intitolato The Magic Island, ovvero “L’isola magica” in cui si parla di Haiti, da sempre considerata la “patria” del Voodoo. Lo studioso, nel descrivere il suo viaggio attraverso l’isola, afferma di aver incontrato un vero zombie e ne riporta una descrizione:

«… i suoi occhi erano maligni, e questo non proveniva dalla mia immaginazione. Erano davvero gli occhi di un morto… tutto il viso era cattivo e vuoto, come non ci fosse nulla dietro… non era solo inespressivo ma incapace di espressione…»

Zombie e Haiti, dunque, formano un connubio non casuale, che riporta prepotentemente in Africa. A causa della tratta degli schiavi, la popolazione di quest’isola, infatti, l’antica Hispaniola, proveniva per gran parte dalle etnie Ewe e Yoruba, tra le quali è forte il culto del Voodoo. Tra il 1521 ed il 1865 furono deportati dalle terre d’Africa, dopo esser stati prelevati con cruente e sanguinose incursioni nei villaggi di origine, più di cinquantamila africani, provenienti per lo più dall’area occidentale del continente: Angola, Congo, Benin, Nigeria e Mauritania. Nelle stive maleodoranti, insieme a malattie, dolore e disperazione, si annidava però anche il ricordo degli antichi dèi, che non smisero mai di essere adorati, di riti e di tradizioni tra cui, appunto, gli Nzumbe e il Voodoo.

Ed ecco qui una nuova accoppiata tipica da film horror, sullo stile del bellissimo I Walked with a Zombie (Ho camminato con uno zombie), pellicola del 1943 diretta da Jacques Tourner o del successivo The Serpent and the Rainbow (Il serpente e l’arcobaleno) di Wes Craven tratto dall’omonimo saggio antropologico di Wade Davis.

In realtà il Voodoo, chiamato anche con i termini Vodou, Vodoun, Voudou, Voudoun, Vodu, Vaoudou e Vaudoun, ha poco di orrorifico o, peggio, di satanico: è al contrario una vera e propria religione, praticata oggi da circa sessanta milioni di persone, che nulla ha a che fare con la magia nera a cui è sempre associata. Il termine, di origine Ewe, significa “Grande Dio”, o meglio “Grande Spirito”, l’equivalente del già citato Zambi. I fedeli credono, infatti, in questa entità universale, in realtà distaccata e disinteressata alle vicende umane, ma che si manifesta in molteplici aspetti o spiriti della natura, chiamati Loa, anche questi, di chiara derivazione africana.

A differenza delle religioni metafisiche, però, il Voodoo, come del resto tutte le altre religioni afroamerinde – tra cui l’Umbanda o il Candomblè – tenta di rispondere, tra l’altro, alle esigenze giornaliere del fedele. Per l’Africano non è infatti importante la vita dopo la morte, fatta di continue reincarnazioni, ma quella su questa terra, nel mondo materiale, dove le divinità possono e devono alleviare le sue sofferenze. Ecco così che al credo prettamente religioso era, ed è, associata una parte magico-operativa, chiamata anche con il termine di Macumba.

Come per tutte le altre religioni, esistono ovviamente degli “operatori” che fungono da collegamento tra il mondo divino e quello degli uomini. I sacerdoti nel Voodoo sono chiamati con i termini di Houngan o Mambo, a seconda del sesso. A queste figure si associano altri operatori dell’occulto, ovvero individui che praticano quella che è spesso definita la “mano sinistra del Voodoo”, in realtà un indirizzo religioso più dedito alla “materialità” che alla ricerca spirituale. Questi sono chiamati Bokors (uomo) o i Caplatas (donna), ovvero i servitori dei Loa, tra le cui abilità c’è anche quella di creare uno zombie. La tradizione vuole che la “zombizzazione” sia quello che potremmo definire “stato alterato di coscienza” generato da una mistura il cui ingrediente base è il veleno del pesce palla. Dopo aver bevuto tale filtro la vittima entra in uno stato di morte apparente.

In realtà, secondo la tradizione, in tale stato catatonico il soggetto è cosciente di tutto quello che sta succedendo, fino all’arrivo all’obitorio e al suo seppellimento. Dopo un determinato periodo di tempo, che varia da tradizione a tradizione, è disseppellito dallo stesso Bokor, per farlo “ritornare” in vita ed essere del tutto sottomesso alla volontà del suo “padrone”.

Se per alcuni lo stato alterato di coscienza è legato a danni neurologici che annientano la volontà dell’individuo, per il fedele quello che ritorna in vita è esclusivamente il corpo dell’individuo che funge da involucro, una sorta di macrofeticcio, per entità disincarnate. Da qui il legame con il termine nzumbe, ovvero dunque un’espressione divina con un corpo materiale.

Molte persone hanno in realtà abusato di queste antiche credenze. Forse il caso più eclatante è quello di François Duvalier, detto anche Papa Doc. Eletto Presidente di Haiti attraverso libere elezioni, in seguito si autoproclamamò reggente a vita fino al 1971. Il dittatore riportò in auge la tradizione del Voodoo: egli stesso si sarebbe presentato come un Bokor. Appariva spesso in pubblico vestito allo stesso modo di uno dei più temuti Loa, Baron Cimetière o Baron Samedi, il traghettatore di anime, raffigurato con un vestito nero, il cilindro bianco e un sigaro sempre in bocca. Tutto questo non fece che aumentare il suo potere e inculcare un timore reverenziale nei suoi confronti da parte della popolazione. Ai loro occhi egli era l’incarnazione di un Loa!

Nel 1959, Duvalier fondò una sorta di polizia segreta: “Milice de Volontaires de la Sécurité Nationale”, più comunemente nota con l’appellativo di Tonton Macoutes. Ebbene, le tradizioni locali vogliono che questa milizia avesse avuto l’ordine da Papa Doc di trasformare in zombie tutti i suoi oppositori attraverso l’uso di un particolare veleno ereditato proprio dalle antiche tradizioni. Tutto questo gli permetteva, nella pratica, piena libertà in ogni sua decisione politica; gli haitiani, infatti, avevano il folle timore di essere trasformati in zombie.

In punto di morte egli stesso promise che sarebbe ritornato in vita. Non a caso, per anni fu posta una guardia sulla sua tomba, affinché non potesse mai scappare.

Per evitare, come appunto già accaduto in passato, la strumentalizzazione dei riti Voodoo, è stato inserito nel Codice Penale l’art. 249 che recita:

«… It shall also be qualified as attempted murder the employment which may be made against any person of substances which, without causing actual death, produce a lethargic coma more or less prolonged. If, after the person had been buried, the act shall be considered murder no matter what result follows1»: ovvero, gli zombie, oggi, sono illegali.


Andrea Romanazzi



1. “Sarà qualificato come tentato assassinio l’impiego nei confronti di qualunque persona di sostanze che, senza causare morte reale, producano un coma letargico più o meno prolungato. Se, in seguito, la persona è seppellita, l’atto sarà considerato assassinio qualunque sia l’esito”.