Non bisogna mai confondere il vampirismo con la violenza distruttiva fine a se stessa.
La violenza bruta o l'uso della forza in se stesso tende all’annientamento dell’avversario perché la sua esistenza ostacola il compimento di un fine. Sono molti i possibili esempi di violenza che non deve essere in alcun modo confusa con il vampirismo: la brutale violenza sulla moglie infedele, o presunta tale; quella del malvivente verso la vittima.
Molto più spesso e correttamente bisogna pensare che la violenza fisica ed il vampirismo sono complementari ma l'uso della forza fisica per un vampiro ha scopi totalmente differenti, diametralmente opposti a quanto detto sopra.
Il vampiro, infatti, non ha alcun desiderio di annientare, distruggere la propria vittima; anzi questa deve sopravvivere in quanto deve servire come fonte energetica.
La violenza può servire, in alcuni casi, esclusivamente a scopo "preparatorio" della vittima.
Al criminale comune o al violento, l'umiliazione della vittima - il toglierle ogni dignità - è un aspetto che può non interessare, mentre per un vampiro sarà l'aspetto fondamentale.
Ridurre la vittima in condizioni di totale sudditanza fornisce al vampiro proprio la fonte energetica di cui necessita, scatenando le reazioni emotive che egli persegue.
Quindi la violenza del vampiro è molto diversa da quella del bruto: è intelligente, scaltra e soprattutto finalizzata.
La violenza è qualcosa di concreto: c’è o non c’è; il vampirismo, invece, è sotterraneo, opinabile, manipola energie che non siamo in grado di vedere.