SOMMA LOMBARDO Tutto il traffico metallico delle statali e dei paesoni, delle villette con madri in cucina, dei televisori accesi davanti ai figli spenti, tutto il disordine della vita e della cronaca nera che sgocciola omicidi, malvagità e onnipotenza satanizzata dalle mode dark, tutti questi muri tatuati che corrono lungo i perimetri roventi dell'Alto milanese, d'improvviso scompaiono, inghiottiti dal silenzio del bosco. Il bosco è pieno di insetti. Il bosco è un'ombra verde che si allarga lungo il fianco invisibile del Ticino e del torrente Arno. Il bosco ha custodito per 77 mesi i corpi straziati e sepolti di Fabio Tollis, 16 anni, e di Chiara Marino, 19. Il bosco ha trasformato il doppio omicidio di quel lontano 17 gennaio 1998, notte di luna nuova e di noia antica, in un sacrificio per nulla, un rito immaginario fatto di birra, sesso, rock metallizzato, eroina, cattive letture, un coltello, una mazza, un badile.
Il rito è diventato un segreto. E il segreto una trappola perpetua perle vite di Andrea Volpe. Nicola Sapone, Pietro Guerrieri degli altri cinque ragazzi accusati di essere gli assassini (senza movente) in questa storiaccia di Bestie di Satana, dove lampeggiano, nella voragine di questi ultimi sei anni, almeno altri 4 suicidi sospetti, poi una manciata di ragazzi scomparsi nel nulla e certamente l'omicidio di Mariangela Pezzotta, 26 anni, donna di Andrea Volpe, uccisa un mese e mezzo fa con un colpo di pistola in faccia e poi a badilate e poi sepolta malamente, dalle parti di Golasecca, con la punta delle scarpe che ancora spuntavano dalla terra del bosco. Il bosco corre intorno a Somma Lombardo, sale lungo i fianchi delle colline moreniche, lambisce il cimitero. Il cimitero, in questa storia, è l'inizio e la fine di quel che racconta il bosco. Comincia da questo sentiero che corre vicino alla prima tomba, sotto al cielo azzurro, e si infila nel verde, dentro la cappa bollente dei castagni e delle felci.
Il sentiero prosegue dritto per un chilometro, piega a destra, scricchiola nel folto, scende, si allarga nella radura. La radura è piena di chiazze di sole. Nel sole luccica la plastica (incongrua) dei sigilli. Sigilli di polizia giudiziaria lungo i bordi della buca. La buca dei cadaveri.
Al telefono, molto lontano da qui, un investigatore del Reparto scientifico dei carabinieri, ha voce imperturbabile: «I corpi dei ragazzi, uno sovrapposto all'altro, scheletrizzati, ci hanno già raccontato molto. Ora cerchiamo tracce oggettive degli assassini. Analizziamo il contenuto secondario della buca: sigarette, bottiglie dì birra, una mazza, tre guanti di lattice»
Dice che i tessuti dei vestiti delle due vittime (cappotti lunghi neri, jeans neri, anfibi neri) potrebbero avere conservato molecole degli assassini. Dice che l'interno dei guanti potrebbe rivelare qualcosa. Dice che la buca, contaminata dai batteri, è un pessimo ambiente. Ma forse la terra del bosco ha fatto il miracolo. La terra del bosco e specialmente la sua luce di penombra, da queste parti, fanno tutto il contrario dei miracoli. Dagli archivi dei carabinieri saltano fuori segnalazioni - a Somma, Golasecca, Pombia, Lesa - di luci misteriose intraviste, di uomini incappucciati che entrano nel bosco, di animali sgozzati, di chiese solitane profanate, candele sciolte, pietre tombali smosse, croci e triangoli rovesciati. La terra del bosco arriva sino a lambire il chiesone di Sant'Eusebio, località Sesona, territorio di Vergiate. Qui abita don Romano, prete di una certa fama e di molta folla, il venerdì mattina, quando pronuncia "preghiere di liberazione" e benedizioni contro i posseduti e il rosario a tutela
delle anime, e gli avvertimenti contro le perfidie sanguinose del Maligno.
Don Romano, per divieto vescovile, non può più parlare, né tantomeno dirsi esorcista come il celebre padre Amorth che fronteggia le 800 sette sataniche italiane. Perciò manda la sua perpetua ai bordi del cancello, un donnino fatto di nervi e muscoli sottili, una settantina d'anni, occhiali e parole che mandano bagliori: «Il Cornuto esiste e si insinua. Diciassette volte è nominato nei Vangeli. Pregare lo allontana. Altrimenti lavora indisturbato. Entra nel cuore dei ragazzi, li infuoca, li fa malvagi». Malvagi e specialmente persi nel bosco della vita e nel suo corrispettivo elettronico, il bosco sterminato di Internet, con i suoi fantasmi veri e fasulli, le streghe e le radure di The Blair Witch Project", che sbancò Hollywood, e poi la trasgressione portatile, ma avvelenata, di mille sottoculture dalle quali i ragazzi di questa storia, di questa svuotata periferia metropolitana, hanno estratto gli specchi neri entro cui riflettersi. Specchi e ciarpame di nebbioso gotico e cuoio neonazi e ritualità di
magia nera e antisemitismo e vertiginoso fantasy che spazia dai Nibelunghi a Belzebù e (soprattutto) musica Heavy Metal, il vero additivo dei loro cuoricini infrangibili e maschili. «La musica è una delle chiavi» hanno ripetuto i magistrati di Busto Arsizio che stanno interrogando gli indagati alla ricerca di una spiegazione. E l'Hard Rock potrebbe pure esserla, una spiegazione, ma insieme al nulla di quelle vite. E all'ordinaria ferocia da marciapiede. E ai rituali da gang con la loro coda di droghe sintetiche, antidepressivi, birra, nottate lungo le statali che costeggiano i boschi e finiscono nel cemento grigio di Milano, Porta Romana, Pub Midnight, luci viola e schegge nere di mistica satanica diventata arredo e stravaganza. La musica di Fabio Tollis che suonava nel gruppo degli Infliction, o di Andrea Volpe e Nicola Sapone che suonavano nel Circus of Satanis, tutti sognando gli eroi magri e cattivi della discografia dark, come i Ring o i Motorhead. Immaginandosi bistrati quanto Marilyn Manson. O crudeli
quanto il norvegese Varg Vildernes, detto il Conte Grishnackh, l'orco di Tolkien e del suo "Signore degli anelli", chitarrista dei Burzum che a Oslo, nella vita vera, ha incendiato chiese, picchiato ebrei, ucciso il proprio discografico, e oggi sconta 21 anni di galera. La musica, con quelle stesse percussioni esplosive, testi sanguinari, accordi ossessionanti e il volume che genera onnipotenza, genera identità dentro a un mondo proprio, guerresco, nereggiante, maschile, che include donne sottomesse, ornamentali, sesso veloce, la mistica del dolore, e visioni di personali irrealtà precluse agli adulti. Qualche mese prima di essere ucciso dai suoi amici, Fabio Tollis scriveva: "Astralmente sto raggiungendo questo antico e sommerso mondo. Sommerso dalle sporche bugie del dio cristiano e di suo figlio (. ..) Presto tutti conosceremo questo abisso dove tuttora sono rinchiusi i grandi antichi. I tempi dell'oscurità risorgeranno". E ancora: "Questo è l'inizio di una lunga storia, piccola, che si concluderà
con la venuta del freddo, del vento, dell'oscurità". Oggi, dopo aver speso questi sei anni a cercare il figlio, Michele Tollis, il padre, maledice proprio la musica Haevy Metal. Dice: «Se rifaccio tutta la strada all'indietro, da Cologno a Milano, da Milano al Midnight, è la musica l'inizio di tutto. E' li che il mio ragazzo si lega a quelli che l'avrebbero ucciso. Chi poteva sapere? Se mi fermo a pensare divento pazzo. Soffro. Perché me lo hanno ammazzato peggio di una bestia». Dice: «Non provo più odio, né rancore. Mi basta la verità". Dice: «Adesso aspetto il permesso per prendermi i resti del mio ragazzo e fare un funerale come si deve, nella mia parrocchia, con la croce e l'incenso». La croce e l'incenso ancora non ci sono ai bordi di questa buca nei bosco. Il sentiero torna al cimitero. E al di là del parcheggio ricomincia il disordine completo della luce bollente e delle statali con le sue scatole colorate e le insegne in sequenze sorprendenti: il Bowlin, il Centro abbronzatura, la Chiesa evangelica.
Per lui niente più sotto la luce degli uomini ordinari. Fabio Tollis, pensando al bosco, immaginava tutt’altro. Scrisse: "Luce mia, dolcestrega, in un bosco, circondata sei da candele e in mano ancora stringi il cuore palpitante del bambino sacrificato alle tenebre". E' la pagina dell'8 gennaio 1998. Nove giorni dopo le tenebre arrivarono davvero. Spensero il bosco. E il bambino era lui.


Pino Corrias