LA SUA VITA

Vladlena nacque nel 1529 in Russia da una ricca famiglia boiarda (nobili feudali con poteri secondi solo ai principi regnanti). Suo padre, Pëtr Shaklovityi, era considerato dalle persone un egoista folle e crudele. Approfittava dei più deboli ed era in continua avidità di potere. Voleva che la sua stirpe fosse sempre la migliore,senza piegarsi ad atti di carità verso i più bisognosi.
Quando doveva punire dei servi, Pëtr chiamava sempre sua figlia Vladlena (sin da bambina) per mostrarle come punirli e per quali motivi agire in tal modo.
Sua madre, Eudoksia Afanasievna, non fu da meno. Le insegnò ad evitare gente non nobile e ad incutere timore verso chi era al suo servizio. Vladlena, perciò, fu educata in questa direzione e all’età di soli 15 anni pretese di punire personalmente chi non obbediva ai Shaklovityi. Si dice che una volta,durante un pranzo, Vladlena non gradì un piatto servito e tagliò con un coltello il dito della serva che le cucinò il pranzo e che,ad ogni errore,le avrebbe tagliato altre dita fino a tagliarle completamente una mano.
Nel 1547,Vladlena aveva 18 anni. Era una ragazza apprezzata dai giovani vicini per la sua bellezza.
Ricevette diverse offerte di matrimonio da altrettanti nobili ma il padre Pëtr, spinto dal desiderio di portare sua figlia verso il trono, voleva che Vladlena partecipasse a tutti i costi alla selezione della futura moglie dello zar Ivan IV a Mosca. Cosa che non gli fu concessa,data l’età maggiore di Vladlena in confronto all’allora sedicenne Zar che voleva giovani nobili in età da marito.
Nello stesso anno, Vladlena sposò Dmitrij Strešnëv (un altro boiardo figlio di un amico di suo padre),il quale avrà da lui due figli: Andrej e, due anni dopo, Ksenija.
Vladlena tentò, negli anni, di insegnare ai suoi figli metodi violenti con cui punire i servi ma fu più volte rimproverata da suo marito che trovò esagerate le sue maniere e cominciò a dubitare della sua salute mentale.
Nonostante tutto,il rapporto tra Dmitrij e Vladlena non sembrava affatto affievolirsi. Probabilmente,parte della “ricetta” fu il fatto che Dmitrij cercò di non dare molto peso alle stranezze di sua moglie,ed anzi,provvedere a nasconderle tra le mura domestiche. Come quando,nel 1565, Vladlena invitò a casa una donna anziana e la sua giovane assistente che praticavano magia nera.
Si dice,infatti,che Vladlena si fosse interessata all’occulto verso l’età di 36 anni. Dmitrij,per paura di essere scoperto ad avere una moglie facilmente accusabile di “stregoneria”,arrivò anche lui ad uccidere tutte quelle persone che secondo lui avrebbero potuto spargere la voce.
Esortò anche i figli,ormai arrivati a 18 anni l’uno e 16 l’altra,ad uccidere coloro che avrebbero potuto diffondere notizie.
Tutto questo fu però inutile. Dopo alcuni anni,la voce si sparse in un qual modo e le conseguenze per Vladlena non si faranno attendere.

MORTE E VAMPIRIZZAZIONE

Nel 1570,un gruppo di opricniki (esercito privato al servizio di Ivan IV) stavano tornando da un massacro compiuto a Novgorod dove uccisero nobili e gente comune sotto ordine dello Zar, e continuarono la loro strada verso Mosca devastando i possedimenti dei boiardi e massacrando tutti i nobili. La famiglia di Vladlena non fece eccezione.
Infatti cinque degli opricniki furono pagati da famiglie di ex servi in cerca di vendetta contro Vladlena definendola una “strega miscredente” che meritava una punizione speciale.
I cinque,quindi, arrivarono nella loro abitazione uccidendo prima Dmitrij e catturando poi Vladlena.
I figli non furono trovati ma vennero successivamente scoperti e uccisi.
Vladlena,che aveva ormai 41 anni,venne portata dai cinque opricniki in una barca dirigendosi verso un’isoletta poco abitata e malfamata. Questi,durante il viaggio,tentarono di stuprarla. Vladlena opponeva resistenza ma ben poco poteva fare.
Una volta arrivati a destinazione,i cinque la presero e la trascinarono fino ad una vecchia fortezza abbandonata, chiudendola in una delle celle. Vladlena fu così condannata a morire di fame e di sete in quella cella fredda e buia della fortezza abbandonata.
Non si hanno precisi dettagli sulla sua morte però. Si sa solo che quell’isoletta non avrebbe avuto più pace da quel giorno per via di una strana “epidemia” che si diffondeva tra gli abitanti.
Questa cosiddetta “epidemia” consisteva in morti improvvise di persone e nei loro cadaveri furono trovati due buchi verso il collo o i polsi o altre parti del corpo ove si poteva facilmente succhiare sangue.
Furono questi eventi a scaturire tra gli abitanti dell’isoletta la leggenda della “Boiarda sanguinaria” e cominciarono a diffondersi detti sulla sua morte: 1) La più diffusa era che Vladlena, per disperazione, si fosse suicidata facendo un patto con Satana per la vita eterna.
2) Altri sostengono che Vladlena, per il suo operato in vita,fosse stata punita da Dio col vampirismo, diventando una creatura sempre in cerca di sangue come continuazione della sua sofferenza di fame che aveva negli ultimi momenti di vita.
3) Un’altra diceria,forse la meno diffusa,sostiene che Vladlena fosse stata raggiunta da una delle donne che conosceva il quale praticava la magia nera e che questa l’avesse vampirizzata per salvarla sul punto di morte. Alcuni dicono che probabilmente questa “strega” fosse stessa lei una vampira.

L'AUMENTO DI VAMPIRI SULL'ISOLA

L’isoletta, per due secoli, ha subìto morti su morti. Ma conseguentemente,vampiri su vampiri. La leggenda non sembrava più tale. Sembrava essere una realtà,benché stranieri venuti da lontano continuarono a definirla “ignoranza di popolo”. La vecchia fortezza stava pian piano riprendendo il suo splendore e si affacciava minacciosa su una collina. Gli abitanti dell’isola non avevano più dubbi: la loro terra stava ormai per essere completamente dominata dai vampiri. Nessuno aveva il coraggio di avventurarsi verso la fortezza. Eppure,fin quando non c’erano ancora servi umani a sorvegliare,l’avrebbero dovuto fare di giorno per impalarli. Era ormai il 1850 e le notti su quell’isoletta non erano mai tranquille. Alcune persone avevano visto altre venire aggredite da strani soggetti pallidi. Alcuni di loro venivano morsi e altri, pur di non essere morsi,si offrirono come loro servi. Da qui,iniziarono ad aumentare il numero di persone che preferirono servire i vampiri e sorvegliare le loro tombe di giorno. Un certo numero degli abitanti dell’isola,lo fecero con la speranza in cuore di raggiungere anche loro la vita eterna. Altri non avevano scelta. Alcuni stranieri, interessati ai misteri dell’esistenza, che giunsero sull’isola si chiesero da dove ebbe inizio tutto il dominio dei vampiri in quel luogo. E gli abitanti ripetevano sempre lo stesso nome: Vladlena. Ma nessuno l’aveva vista. Si ebbero,però,informazioni su di lei in un vecchio diario di un (probabilmente) suo defunto servo di nome Ivar,nonché primo essere umano di quella piccola isola a prestare servizio ai vampiri locali. Ecco una parte tratta dal suo diario:

CITAZIONE

“ (…) Due uomini pallidi mi attaccarono e mi stesero per terra. Volevano mordermi ma io gridai disperatamente che non volevo morire e che ero disposto a tutto pur di evitarlo.
Sembravano non ascoltarmi e quindi gridai ancora:
“Portatemi da Vladlena! Portatemi dalla vostra signora! E’ lei che ha dato inizio al vampirismo in quest’isola! Voglio andare da lei e spiegarle tutto! Voglio aiutarvi!”
I due uomini si fermarono e per un attimo si guardarono in faccia.
Uno di loro disse: “Aiutarci?? Allora non agitarti! Faremo solo uno spuntino!” e tentò di mordermi ma l’altro subito lo interruppe: “Aspetta! Ha nominato Vladlena! Noi siamo sue creature,non scherzare! Se lei vorrebbe cibarsi di quest’uomo tutta sola e scoprirebbe che uno di noi si è cibato prima,potrebbe eliminarci!” disse. Poi,rivolgendosi a me,continuò: “sei stato fortunato,umano. Non tutti i vampiri del posto sanno chi è stato ad iniziare la nostra stirpe. O almeno non ancora!”
Fui portato,così, dai due nella vecchia fortezza. Essa aveva ripreso un po’ di vigore tramite ristrutturazioni a me sconosciute. L’interno era immenso. Ma di notte era molto tetro. E per me,che l’ho vista solo da lontano,mi faceva venire i brividi.
Ad un certo punto,i due uomini si fermarono davanti ad una porta. Uno di loro bussò ed entrò dentro lo stanzone mentre l’altro mi teneva per il collo. Poco dopo,mi fecero entrare spingendomi in avanti e chiudendo la porta dietro le mie spalle.
La stanza era grossa. Sembrava uno studio o qualcosa del genere. C’era un tavolo grande e una sedia con spalliera alta e ben decorata. Era tutto arredato e mi chiedevo da dove venissero quei mobili.
Per qualche minuto ci fu silenzio. Non riuscivo ad iniziare a parlare e il cuore mi batteva a mille. La donna che era seduta su quella sedia, era di spalle. Stava scrivendo qualcosa.
Poi all’improvviso,come un tuono che spezza il silenzio,la donna parlò:
“Allora?”
Questa fu la prima cosa che mi disse.
La voce aveva un accento russo e un timbro severo che ,rimbombando tra le mura dello stanzone,diventava alquanto inquietante. Mi feci un po’ avanti e timidamente risposi:
“Lei è la boiarda Vladlena?”
“Si,sono io.” disse la signora che si voltò. Aveva l’aspetto di una bella donna sulla quarantina d’anni,i capelli biondi erano raccolti in un elegante chignon e la sua pelle era pallida proprio come quella dei due uomini che mi avevano portato da lei. Portava un lussuoso abito antico e mi fissò con i suoi occhi di un giallo chiaro e un’espressione fredda.
Vladlena, dunque, proseguì: “Qual è il tuo nome e come fai a sapere di me,mortale?” e io le risposi: “mi chiamo Ivar,sono originario di Vadsø. So di lei perché gli abitanti di questa isola ne parlano da generazione in generazione,Vostra Grazia.”
“Come una leggenda,immagino.” disse Vladlena con un ghigno.
Io chinai il capo. “Ha ragione,Vostra Signoria. Ma mi permetto di aggiungere che io ho sempre creduto vero ciò che mi riferirono da piccolo.”
Vladlena si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente verso di me. I suoi passi andavano più lenti del mio battito cardiaco. Mentre si avvicinava,mi chiese: “e cosa ti riferivano?”
Facevo fatica a risponderle. Ancora non potevo credere che mi trovavo nella stessa stanza con la tanto discussa Vladlena.
“..che secoli fa,quando lei era mortale quanto me, fu rinchiusa in una cella di questa fortezza. E che poi lei sia diventata una vampira e da anni tormenta gli abitanti di quest’isola vampirizzandone alcuni e uccidendone altri.” Nel frattempo,Vladlena mi stava squadrando girandomi attorno. Poi improvvisamente sentii la sua voce provenirmi dietro verso la spalla sinistra, facendomi venire la pelle d’oca:
“E tu quindi credi nei vampiri,Ivar?”
“..s-si..” risposi.
“..e non hai paura,Ivar?” disse Vladlena,dove stavolta la sua voce proveniva dalla mia spalla destra.
“..si,Vostra Grazia.”
Questo sembrava portare piacere per Vladlena che appoggiò le sue fredde mani verso il mio collo,scendendo poi giù per le spalle fino a toccare i polsi e ponendosi di fronte a me disse: “..che mani calde. Avverto il sangue pompare tra le tue vene.” Questo mi fece agitare di più,ma cercai di rimanere calmo.
“..perchè sei venuto da me,Ivar..?” continuò a chiedermi con una voce calma ma sempre fredda e sinistra.
“..perchè voglio servirla,Vostra Grazia. Voglio che lei sia al sicuro di giorno.” le risposi.
Ma Vladlena mi chiese severamente: “E chi mi dice che tu stia mentendo per fare qualcosa contro di me durante il giorno?!”.
Detto questo mi prese per la gola. Cominciavo ad avere difficoltà a respirare. “a..aspetta che…che le spieghi..Vostra Graz..” non terminai la frase che lei mi spinse a terra e mentre tossivo e cercavo di prender fiato,Vladlena minacciosa disse: “Cosa. Cosa devi spiegarmi?”
Rimasi in ginocchio e le risposi: “qualcuno dell’isola sta pensando di entrare di giorno nella vostra dimora mentre siete del tutto inattiva. Io voglio sorvegliarvi! Dovete fidarmi di me,Signora,prima che sia troppo tardi!”
“Indicami piuttosto la persona,che andrò a fargli una visita personalmente!” ribattè Vladlena.
“La persona è molto religiosa. La sua casa è ben protetta…” le dissi.
Vladlena sembrava infastidita di questa cosa e mi faceva strano vederla piuttosto perplessa. Io continuai: “con tutto il rispetto per lei,Signora,io penso che questo sia un punto dolente per lei e i suoi simili. La Fede è un potere molto più grosso del suo e…”
“..BASTA!” mi gridò Vladlena.
“giuro che non volevo mancarle di rispetto!” le precisai nuovamente.
Vladlena si avvicinò e mi fece alzare prendendomi per la gola. Poi mi disse con un tono apparentemente calmo: “Vuoi servirmi? Vuoi davvero piegare la tua vita a me?”
Io le risposi con convinzione: “si,mia Signora! Lo voglio. Ma non mi faccia del male,la prego..”
Vladlena però non badò tanto alla mia risposta e continuò: “..il tuo primo incarico sarà quello di andare in casa di questa persona….religiosa….e ucciderla! Hai mai ucciso,Ivar?”
La domanda mi suonava come provocatoria. Io le dissi la verità: “no,Vostra Grazia.”
E lei subito rispose: “C’è sempre una prima volta,allora!” e scoppiò in una risata che mi fece venire ancora una volta i brividi. Volevo uscire da quello stanzone. Avevo capito la sua follia e persi subito quel po’ di coraggio che tentavo di tenere saldo. Feci un passo indietro ma Vladlena cessò di ridere e afferrò di scatto il mio polso tirandomi da lei: “Dove volevi andare,Ivar?? Non vuoi dunque obbedire la tua Signora??”
Inizialmente non sapevo cosa risponderle,ma l’istinto di sopravvivenza mi spinse ad accettare tutto: “si,mia Signora. Voglio eseguire i suoi ordini!” “Bene!” rispose Vladlena e avvicinò il mio polso alla sua bocca.
Mi spaventai e le dissi: “Signora! La prego non mi morda! Non voglio morire!” ma lei mi zittì:
“sshht!! Questo è un patto..di sangue! Non preoccuparti,mortale. Ne berrò solo un po’.”
Detto ciò, mostrò i suoi canini e mi morse verso le vene del polso. Il dolore fu tanto e tra le mura della fortezza rimbombarono le mie grida. Fu da lì che diventai per sempre,un servo della temibile Vladlena.”

LO ZARATO DI NOKTYURN

Dal diario di Ivar,uscì fuori che Vladlena ebbe,negli anni,intenzione di mettere ordine tra i vampiri dell’isola fermando il “caos” che si era creato. Infatti,nel 1890, Vladlena unì tutti i vampiri della piccola isola nella fortezza e spiegò loro le sue intenzioni.
Tutti quelli che rifiutavano di unirsi a lei e di riconoscerla come loro Signora e causa del loro essere vampiri, venivano cacciati dall’isola o addirittura eliminati. Da allora, Vladlena si proclamò Zarina dell’isola che nominò Noktyurn.
Gran parte degli umani furono schiavizzati. Altri avevano il compito di non dire nulla agli stranieri che venivano sull’isola in modo da “trasformarli”,la notte,in cibo per i vampiri noktyurni.
Infatti fu questa la tattica di Vladlena riguardo l’alimentazione dei suoi vampiri. Ogni straniero che avesse messo piede in Noktyurn doveva essere imbrogliato e invitato alla fortezza per poi diventare ben presto una “risorsa di sangue”. A questi, non mancavano diverse volte anche i propri abitanti dell’isola,ingannandoli prima come servi e cibandosi poi con la scusa di qualche disubbidienza.
Il vampirismo fu un fenomeno che ovviamente non si manifestò solo in quella sperduta isoletta e, alcuni secoli dopo,i vampiri provenienti da diverse parti del mondo riuscirono ad avere notizia di questa isola di nome Noktyurn dominata dai loro simili. Noktyurn, così, si sviluppò sempre più fino ai giorni nostri. Fu fatta addirittura una gerarchia e fu istituito un organo di consultazione chiamato Supremo Consiglio Privato dove i vampiri più esperti di gradi superiori si consultavano (e si consultano tutt’ora) più facilmente con la zarina Vladlena per suggerire decisioni governative.
Noktyurn attualmente è un microstato insulare monarchico formato da vampiri (e umani schiavizzati). Ma per gli stranieri rimane un’isola misteriosa.

di Deniz Yürük