La notte è fredda e buia, ma io non me ne posso andare.
No, io devo restare qui fino a che qualche ricco ed anziano signore non mi tirerà su da questo marciapiede e mi userà, per poi pagarmi due soldi in croce e sbattermi di nuovo sul marciapiedi freddo di cemento. Mi siedo a terra con fare invitante, mi sento come se fossi seduta su un letto cosparso di petali rossi e profumati, e io stessi per intrattenere il mio adorato principe azzurro anziché un vecchio impotente che spera di rifarsi della vita perduta.
È questo il mio mondo, il mondo dei petali di cemento e dei principi rivoltanti. Ne arriva un altro, mi schiaccia contro il muro con i polsi rivolti all'indietro e inizia a lavorare.
Grazie a Dio ha finito in fretta, mi ha buttato qualche banconota per terra ed è schizzato via di nuovo nella sua splendida e ricca macchina. Mi ha pure pagato in più, tanto che per oggi posso dire di avere finito, e meno male, sono esausta.
Fare la principessa sui petali di cemento per tutta la vita non è bello, soprattutto per i principi che ti capitano.
Ma è una vita come un altra, io non voglio morire, voglio restare viva, non m'importa se al mondo c'è davvero una principessa che si diverte con un principe bellissimo su un vero letto morbido cosparso di veri petali di rose rosse, con costosi vestiti per uscire e macchine di lusso dove rifugiarsi quando piove.
No, a me va bene così, fosse solo perché non ho alternative.
Arrivo alla mia casetta, un vecchio palazzo di periferia, un po' cadente, vecchio stile, liberty, mi pare: una catapecchia, come la definiscono le mie altre tre compagne di appartamento, ma per me è abbastanza, tanto devo solo dormirci.
Faccio con calma tutti i sette piani prima di spingere la porta di quella che posso considerare “casa mia”.
Tiffany, una ragazza che ha scelto il nome di una gioielleria solo per farsi più pubblicità anche se con risultati un po' scarsi, mi viene incontro: non la capisco, i primi tempi era gelosissima di me, pensava le avrei rubato persino l'aria che respirava, finché, dopo averle salvato la vita un paio di volte, non ha cambiato opinione su di me.
Mi guarda implorante, con una preghiera negli occhi, e con voce timida timida mi chiede- Cali, ti prego, mi lasci la stanza libera? Io e Lucienne abbiamo trovato un paio di signori più giovani del solito, e ci pagheranno bene se li serviamo qui e per tutta la notte... Ti daremo parte del ricavato, vedrai, solo ti prego, cerca di capire....-
Alzo le mani con un sorriso tranquilla e negli occhi azzurri si dipinge un po' di speranza: -Tranquilla, Tiffany, me ne vado, vorrà dire che se non farò gli straordinari dormirò da qualche parte.-
Tiffany mi guarda, lancia un urletto e mi abbraccia balbettando mille ringraziamenti.
Io gentilmente me la scollo ed esco chiudendomi dietro la porta.
Povera Tiffany, era così felice che non me la sentivo di negarle una serata tra lei, la sua tipa e due uomini con cui avrei dovuto stare anch'io nel letto. Voglio dormire stanotte, non potevo proprio rovinare i loro progetti, non avrebbe avuto senso.
Scendo tutte e sette le rampe di scale e sbuco nella strada fredda.
Mi guardo intorno, ma proprio non ce la faccio a fare ancora il mio lavoro: sono due notti che lo faccio ininterrottamente per non rovinare i progetti di Tiffany e Lucienne.
Inizio a camminare verso il centro della città per distrarmi un po', e tiro su la cerniera della mia giacca striminzita fin quanto è possibile, alzo un po' la vita della minigonna perché non voglio gelare, tiro su gli scaldamuscoli fino alle ginocchia e scalciando risistemo gli anfibi ai piedi, poi, pronta, me ne vado beata verso il centro.
Mi piacciono le vetrine, sono sempre illuminate e piene di cose per le vere principesse, e mi immagino con quelle robe addosso: un cerchietto tempestato di perline, strass e diamanti? Come la mia fascetta rossa logora, lacera ma sempre elegante.
Un rossetto rosso sfavillante? Le mie labbra coperte di sangue dopo un incontro un po' violento.
Quella gonna a sbalze nera e rosa? La gonna che Tiffany mi ha stracciato con maestria perché ci assomigliasse.
Chi può dirsi altrettanto soddisfatta?
Tante principesse desiderano morire, io no, io sono meglio proprio per questo.
Ad un certo punto urto contro un distinto signore e finisco a terra.
Ahi, sembra di avere urtato contro una roccia, anzi,un iceberg!!
Il distinto signore però si piega abilmente verso di me e mi porge una mano.
Lì, in mezzo alla piazza illuminata dai lampioni, davanti ai mille negozi per le principesse, un principe mi tende la mano.
Un principe che avrà al massimo vent'anni e che ha due magnifici occhi azzurri, incorniciati da una cascata di capelli neri lunghi fino a metà schiena.
Il principe che non oso definire “mio” è vestito con eleganza, un paio di pantaloni neri eleganti e un altrettanto curata giacca nera, sopra una sottile camicia azzurra.
Alza un sopracciglio nel vedere che resto lì impalata e non accenno ad accettare il suo aiuto, mi porge la mano un po' più insistentemente e io l'afferro. In un attimo sono in piedi contro quel corpo che non sembrava soltanto, ma è davvero perfetto. Il “mio” principe mi ha messo una mano attorno alla vita per tenermi in piedi e mi guarda un po' preoccupato: -Tutto bene?- mi chiede ad un soffio dalla bocca in tono basso e pieno.
Ha una voce stupenda.
In quel momento, in quel preciso momento, la mia vita non mi va più bene:-NO- rispondo, sorprendendo allo stesso tempo me e quegli spettacolari occhi azzurri come il cielo:-No, non sto bene, ma non mi può aiutare, signore, grazie lo stesso per avermi raccolto da terra.-
Lui fissa i miei occhi con tanta insistenza che mi sembra che le mie iridi verdastre si stiano decolorando:
-Mi dispiace... Vuoi che ti riaccompagno a casa, Calipso?-
La sua voce mi fulmina.
-Come sa il mio nome?!- chiedo con un po' di paura: io non ho mai visto quell'uomo, come diavolo sa il mio nome, chi gliel'ha detto?!
-Perdona la mia momentanea mancanza di tatto, ma devo confessarti di essere stato a lungo sulle tue traccie, ad uccidere ogni preda che adescavi, a guardarti mentre coloravi un mondo che instancabilmente tornava tutto nero. - La sua voce é calma, e calda, e io ho sonno.
So che sta dicendo cose orribili, ma per questo strano momento tutto va bene così com'è, anche stare tra le braccia di un killer spietato che mi ha pedinato per uccidermi.
-No, non sono un killer, e non voglio ucciderti.-
La sua voce mi raggiunge in quello stato di torpore dove sono caduta, ma non è niente di doloroso: come un soffio di vento caldo.
-Che cosa sei? E come ti chiami?- sussurro da dietro la sua spalla, oramai sto cadendo, meno male che mi tiene lui, io non ho più la forza di reggermi: sono stanca, sono due notti che non dormo per lavorare.
-Mi chiamo Lorcan, e sono un vampiro. Mi sono appena liberato della mia ultima deludente compagna, una come te, che però... era come le principesse di cui parli tu...-
-Mere chimere effimere mai contente....- sussurro io, e lui, sentendo, sorride: lo vedo perché ho una palpebra ancora un po' alzata: ha un bel sorriso, e gli vedo spuntare un canino appuntito dalla bocca.
-vuoi farmi diventare come te?- gli chiedo esausta.
Lui sorride ancora e annuisce con la testa, ma io sono troppo, troppo stanca.
In quella notte ho capito più cose che in tutta la mia vita. In quella notte mi sono arresa.
-No,ti prego, non sopporterei l'immortalità. Piuttosto uccidimi, nella maniera che preferisci, ma lasciami andare.... io... sono stanca... voglio solo dormire... quel lungo sonno eterno senza più risvegli... Sono stanca di essere una principessa su petali di cemento... Sono tanto stanca...-
Ma Lorcan mi ha adagiato sui sedili posteriori di una macchina, mi ha messo addosso come coperta la sua giacca nera e si è messo alla guida.
-Non ti preoccupare, Calipso, tu sei destinata a compiere le grandi cose che nascondi dentro di te. Tu diventerai una vampira, sarai mia per sempre.- sussurra guardando avanti a sé ma spostato verso di me con il viso: la sua vampira... io...
Inizio a ridere, stanca sì,, ma per una volta davvero felice: -sì, sarò una vera principessa, non sarò più sdraiata su petali di cemento... - sussurro. -Massì, Lorcan proviamo quest'immortalità.-
Sì, è vero, forse mi sono arresa per diventare una vera principessa, anche se andavo fiera di non volerlo diventare....
Ma Lorcan mi ha portato il sangue di ogni uomo che ha approfittato di me, e io l'ho bevuto,assieme a quello di Tiffany e Lucienne ... sdraiate nel loro letto, sole, senza uomini...
Prima di morire mi hanno detto che avevano paura di me. Poverette, non sapevano che è questo il tempo in cui mi si deve temere... Intanto sui giornali c'è la foto di un vecchio, impiccato al lampione sul marciapiede dove lavoravo io.
È quello che mi aveva pagato un po' di più.
Sotto i suoi piedi penzolanti nel vuoto, si legge chiaramente con il suo sangue la scritta “non sarò più una principessa su petali di cemento”.
La mia vendetta è solo cominciata.
Perché io sono Calipso, demone nascosto.

di Vereor