Quando la Dama si svegliò il dodicesimo rintocco della pendola aveva appena battuto l'ultimo "gong" e la notte ricominciava. La maniera in cui la Dama si destava era più un rituale che una consuetudine. Le palpebre dei suoi meravigliosi occhi erano circondati da impercettibili rughette, poichè nel giorno in cui divenne una non morta il suo giovanissimo corpo iniziava già a riportare i segni della vita. Erano di intensità davvero impercettibili, ma sapete come sono fatte certe ragazze? Appena vedono un segnetto sul viso corrono a incipriarsi e a coprirsi di creme di bellezza e altri ritrovati speciali. Le piccole microscopiche rughette delle sue palpepre non sarebbero aumentate di intensità, ma sicchè esistevano lei aveva deciso di armonizzarle con lo spazio in cui era, per potere essere nella vera essenza del suo io e vivere in una realtà veramente unica e soggettiva. Così, già da diversi decenni aveva stabilito (molto poeticamente) che, siccome tutte le notti si sarebbe destata a mezzanotte, ed a quell'ora avrebbe aperto gli occhi, necessariamente c'era una connessione tre le lancette della pendola alle ore 24 e l'aprirsi dei suoi occhi, così se a quella data ora corrispondeva un movimento determinante del suo essere (il destarsi), necessariamente le lancette avrebbero dovuto assorbire quanto di fastidioso per il suo essere comportava quella pratica ossia quelle microscopiche rughette intorno agli occhi. Che il tempo avanzasse non era in dubbio, che il tempo avanzasse sul suo corpo questo era da discutere. L'invecchiamento del suo corpo si era fermato. Lei era tale e quale da secoli ormai. Così dall'ultimo giorno della sua vita mortale, giorno in cui si rese conto che avrebbe potuto un giorno invecchiare e sfiorire, stabilì che le decorazioni delle lancette sarebbero state il luogo in cui le sue rughette trovavano un significato, nella preziosa decorazione delle lancette. Quindi era nella elaborazione estetica dell'oggetto e non nel significato funzionale che esso aveva che andava ricercato un qualche collegamento con la sua corporeità lei non voleva esprimere la sensazione temporale in quanto tale, ma la dimensione esistenziale corporea. Questi ragionamenti non trovavano solo uno sbocco estetico, ma nel corso dei decenni lei aveva sviluppato la capacità di fare una meravigliosa metamorfosi. Lei aveva codificato il suo corpo nello spazio cosicche il suo organismo risultava un descript organico il cui testo era una porzione della sua dimora cioè anzichè guardare i suoi occhi (se lei avesse voluto) vi sareste trovati a guardare due orologi e vi sareste trovati davanti ad essi persi nel labirinto magico della sua abitazione corpo. Credo che solo i darks abbiano ua certa predisposizione mentale a capire questi passaggi quindi cercherò di essere molto calmo e lungimirante nella esposizione. Per la dama era iniziata un'altra notte di non-vita e di non-morte. Il tempo la accompagnava da secoli ormai e l'introspezione eil mutare del suo corpo nel corso degli anni era fermo dal giorno in cui aveva abbandonato la sua vita mortale in favore di quella eterna. Unghie e capelli nn sarebbero potuti andare oltre la lunghezza massima raggiunta in vita. Il suo corpo non sarebbe invecchiato mai quindi aveva avuto tutto il tempo per fare le sue riflessioni estetiche e spaziali e se vi sentite sconcertati e solo perchè non riuscita a cogliere a pieno l'idea di eternità. La realtà del proprio corpo non era affatto una scoperta shokkante come quelle che avvengono nei primi giorni di estate quando la Tv comincia ad accendere l'allarme peso, e i servizi sulle persone in spiaggia iniziano ad intensificarsi e molti uomini iniziano a rendersi conto del loro decadimento fisico. Superato il discorso conservativo, per lei prendersi cura del suo corpo ora, nella sua immortalità, era come prendersi cura del mondo. Il suo corpo è il regno in cui il suo essere vive, capire il suo corpo è capire il suo regno e le sue complessità, i suoi linguaggi, le sue esigenze.In questo lei era autentica regina. In questo i più eruditi di Voi potrebbero trovare dei riferimenti alla figura di Gesù Cristo il cui dolore corporeo è metafora dei mali del mondo. Beh, per rispetto alla figura del Cristo devo svelarvi la differenza sostanziale ossia che qui stiamo parlando di una creatura delle tenebre, non della luce. Io non voglio essere così categorico perchè l'anima della Dama era profondamente squisita e animata da vera bontà. Noi non pensiamo che i lupi siano creature malvagie solo perchè si cibano di agnelli a meno che non siamo noi gli agnelli(ihih ) in quel caso concorderei con Voi. Se la pensare in maniera cristiana non continuate la lettura di questa narrazione ed accontentavi delle parabole cristiane sui lupi e sugli agnelli, ma se invece considerate anche il punto di vista dell'ecosistema e del rispetto e delle attenzioni di cui godono oggi i lupi dopo tanti secoli di accanimento che li hanno visti sull'orlo dell'estinzione e soprattutto siete persuasi dalla ricerca di qualcosa di più vero e profondo per quanto riguarda l'essere e la filosofia e i suoi linguaggi allora, solo in quel caso, continuate perchè altrimenti in vostra coscienza vi sentirete turbati e consci di avere tradito la vostra fede ed avrete fatto un favore al Diavolo. Tornando quindi al discorso, per quelli di voi che sono rimasti non ci sono più giustificazioni, riferendomi a Lei, parlo di Mondo non mi riferisco all'interpretazione cristiana di amore universale per la vita e la conseguente proiezione del mondo e dei suoi movimenti sul corpo, ma mi riferisco al Suo mondo, quella abitazione che per lei era il luogo dell'esistere e di cui nessuno poteva valicare il confine. Così nella sua esistenza edonista e appartata la Dama aveva tutte le ore della notte per rendere la sua dimensione estetica anche un luogo dello spirito e far quadrare spazio corpo e spirito era di fatto ciò che occupava la sua esistenza. Di lei possiamo ora dire insieme che era tanto bella e delicata che persino le più insignificanti imperfezioni della pelle sembravano una gradevole e preziosa decorazione. Per le donne comuni non è così, su di loro i segni del tempo lasciano una traccia. Le mogli,le madri,le amanti ...lei a volte ne beveva il sangue quindi poteva sarcasticamente dire di sentirle molto dentro di lei. Difatti si preccupava molto della sua alimentazione, ahime, se non si fosse curata sarebbe divenuta presto pelle ed ossa ed infine sarebbe stata debole e sarebbe morta quindi si era ormai abituata a vivere in maniera organica e, in qualche modo, a cercare di essere armonica con i movimenti del suo corpo: con quelli esterni (come il movimento nello spazio) così come con quelli invisibili, quelli interni come la respirazione, la pulsazione cardiaca, le funzioni digestive. Difatto la sua esistenza non era molto dinamica,non era coinvolta nell'essere nel mondo e la morte era un pensiero che non la angosciava. La morte era piuttosto una cara amica che andava spesso a trovarla e si soffermava anche parecchio presso di Lei ma infine, seppur col dispiacere col quale lasciamo un Amore, la morte se ne doveva andare,impegnata come era con il suo lavoro infinito, senza però poterla tenere con sé. Sebbene Lui non sapesse della lunga compagnia che la Morte le teneva mentre era assente, poteva dire di conoscerla intimamente e le dimostrava il suo infinito affetto con piccole azioni che non disturbavano il suo essere, ma cercavano di agevolarlo. Ci sono certi "compagni di vita ",distratti e maldestri, che (al contrario di lui) pure mentre porgono una rosa, in un modo o nell'altro finiscono per pungere la donna. Malgrado la loro condizione di intimità, il suo loculo restava comunque inaccessibile a chiunque. Infatti nemmeno Lui, il suo innamorato, sebbene potesse vantare il favore affettivo che Lei gli aveva concesso, non poteva ugualmente vantare il privilegio di entrarci. Lei aveva anche una tesi in proposito. La Dama sosteneva infatti che un organismo estraneo avrebbe infettato la verginità dell'ambiente. Considerava infatti gli altri al pari di portatori, sempre e comunque, di aura negativa nei suoi riguardi. In altre occasioni, forse animata più da una sollecitazione scientifica, parlava di composizione dei suoi atomi e di fisica quantica. Era ovvio che cercare sia di controbattere queste argomentazioni sia cercare di penetrare nel suo loculo avrebbero scatenato in Lei una violentissima aggressività che la avrebbe portata a mutarsi in una creatura antica immortale e distruttiva. Per vostra fortuna non vi è mai capitato di assistere a questa mutazione ma se avete l'ardire di immaginarlo senza rimanerne troppo turbati o impressionati dovreste visualizzare una Madonna la cui Grazia si trasforma improvvisamente in Orrore, Ribrezzo e Caos, il cui pensiero ponderato, logico e ispirato diviene Caotico ed Ammassato, i cui buoni modi raffinati e sensuali divenivano Mortalmente Brutali e pesantemente Distruttivi. Perfino la morte sembrava in quei (rari) momenti un'arma di offesa che lei era padrona di usare, come chi ha una pistola in mano e tiene il dito sul grilletto e a cui basta un "niente" per premerlo e ucciderti. La sua chioma nera e riccia veniva agitata violentemente da putridi venti violenti e aggressivi, i lineamenti del suo viso decisi e al tempo stesso delizisamente armonici e incantevoli nella perfezione delle geometrie e nella bellezza in sè delle forme, subivano un radicale mutamento fin nella struttura delle ossa e la mascella si ingrossava e ingigantiva, le orbite da deliziosamente tonde e canonicamente perfette, si trasformavano in ovali inquietanti, gli zigomi si allungavano e il naso, da quell'incanto della perfezione formale che era, diventava più simile a quello di un felino. I denti canini e gli incisivi diventavano come lunghe sciabole in grando di tranciare in due un collo umano senza usare troppa forza. Quando lei, e la cosa funzionava solo con Lei, si avvicinava alla soglia del loculo la porta si apriva da sola. Quella non era una porta come la intendiamo noi convenzionalmente, assomigliava più al movimento che genera chi tiene tutte le dita di una mano incrociate con quelle dell'altra e improvvisamente le "libera". Voglio farvi capire, quindi provateci: prendete la mano destra e mettetevela aperta davanti con il palmo verso gli occhi, poi portate l'altro braccio ad assumere la posizione più idonea a permettere alla mano sinistra di lasciare che le sue dita si abbandonino morbidamente tra le dita della mano destra, ora serrate forte. Ecco. Così è la porta chiusa.     [ Vai a pagina: 2 » ]

di Andrè de Scudery