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Set con vampiro
La vittima aveva reclinato la testa ed offriva il suo candido collo al
morso del vampiro, d'un tratto la donna si sottrasse a quell'abbraccio
mortale, il vampiro restò nella sua posa improvvisamente incongrua, come
se stesse ancora affondando i denti nella carne.
"Stop". Gridò il regista, sbattendo in terra il suo berretto dall'ampia
visiera, con il quale attenuava l'intensità della luce del Set, per poter
meglio guardare nel monitor, l'effetto complessivo della scena.
"Meno male!", pensarono i due elettricisti, che ricevevano nella schiena la
gelida corrente della montagna, per via di una finestra ad ogiva,
situata alle loro spalle. Il vecchio attore che impersonava il Vampiro,
si tolse immediatamente la posticcia protesi dentaria per mezzo della
quale otteneva due canini superiori lunghi e affilati, che sporgevano
dalla sua bocca, poggiavano sul suo labbro inferiore procurandogli un
certo fastidio, "Non mi fanno respirare bene, sono raffreddato", confidò
all'addetto alla cinepresa, che era rimasto sollevato sul seggiolino del
dolly.
"Lucy, mia cara", continuò il regista, rivolto all'attrice principale,
alla quale era stata portata una piccola mantella con la quale coprire
la sua abbondante scollatura che le lasciava scoperte interamente le
spalle, "che cosa successo questa volta?".
"Non lo so caro", rispose lei, mentre una lacrima brillava timidamente
nei suoi occhi, "mi fa impressione davvero, con quei lunghi denti, ho
quasi paura che possano veramente bucare la mia carne".
"Ma cara, te l'avrò detto centinaia di volte, devono poggiarsi sul tuo
collo, necessaria una leggera pressione perchè la capsula che contiene
il liquido possa rompersi, facendolo fuoriuscire dai forellini all'estremità
dei denti, dando l'impressione che sia il tuo sangue che sgorga dalla
vena". Poi rivolgendosi alla troupe, "per oggi basta ragazzi, andate
pure nelle vostre stanze, " continuò poi, rivolgendosi di nuovo all'attrice
che era anche sua moglie, "cara gi una settimana che stiamo qui, in
questo posto abbandonato sperduto tra le montagne, restare qui costa
molti soldi alla produzione, tra l'altro i ragazzi sono stanchi di
questa vita segregata, vogliono tornare alla civiltà, ne hanno abbastanza,
domani a tutti i costi bisogna girarla questa scena, cos possiamo
tornare tutti a casa", s'intenerì e strinse la giovane donna tra le
braccia, appoggiandole le labbra sulla fronte, "sei stanca?", era molto
pallida, "S", rispose lei, abbandonandosi all'abbraccio, in quell'istante
mancò la corrente, il vecchio interruttore situato nella torre, era
saltato.
Due elettricisti
La luce di una torcia ballonzolava lungo la scala della vecchia torre,
il vecchio attore la stava guardando dalla sua finestra, osservava un
sottile anello di nebbia che circondava alcuni alberi al limitare del
bosco, erano arrivati in cima la torre, la luce adesso era ferma ed
illuminava l'ultima ogiva del torrione, quella pi in alto.
La vecchia chiave, un'enorme chiave di ferro lunga almeno quindici
centimetri, girava a fatica nella vecchia serratura, finalmente la porta
si aprì, ed al vecchio attore che osservava la scena giunsero
chiaramente le grida di uno dei due uomini che erano saliti lassù, "Vai
via, brutta bestiaccia. Sci, sci", giunse anche distinto lo squittio
simile a quello di topo, di un pipistrello, che dopo pochi istanti volò
attraverso la finestra nel cielo che diventava rosso sangue per l'incipiente
tramonto del sole, avrebbe giurato di averlo visto entrare, attraverso
la finestra, nella casetta del guardiano. Tornò a guardare gli alberi, l'esile
anello di nebbia si era gonfiato in uno spesso cordone, tutto il bosco
cominciava ad essere coperto da quello che si sarebbe detto un fumo che
sembrava uscire dalle sue profondità, sentì bussare la porta, aprì, era la
giovane figlia del guardiano del castello, gli aveva portato delle
candele infilate in un vecchio candelabro d'ottone, erano gi accese e
rilasciavano un chiarore rassicurante.
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di Yoth
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