L’ incessante precipitare nel vuoto, e poi tutto buio.
Freddo, rumore e passi dall’ esterno la svegliarono dal suo eterno vivere.
Gli occhi velati di lacrime ed il respiro affannato del vento le raggelarono l’ animo.
Ancora passi e suoni, voci e il susseguirsi di parole la fecero svegliare.
Aveva dormito poco ma non ci sarebbero state più né notti né mattine.
Aprirono le tende del suo letto e gridò forte, da spaventarsi lei stessa, e fu subito con i piedi per terra, cercando una via di fuga.
Due braccia forti la tirarono per terra, facendola scivolare.
Una forza che non si aspettava.
Guardò in alto e vide un ragazzo giovane, bello nell’ aspetto, che non disse una parola, la guardò soltanto.
Le tese le proprie mani per sollevarsi, ma lei non ebbe il coraggio di afferrarle e si mise a piangere.
Un cielo terso, il mondo che non aveva mai visto prima d’ ora, una musica dentro l’ animo che vibrava risvegliarono le incertezze della sua vita.
Mai come prima d’ ora l’ universo girava intorno al suo essere, desideroso che scoprisse le sue verità nascoste.
Rimase sul pavimento a piangere, fin quando non si accorse che la stava inghiottendo in un’ abbraccio di consolazione.
Si ritrasse e immediatamente le afferrarono i polsi e la trascinarono con la forza verso la soglia della porta.
Capì subito che il dibattersi serviva a poco e si trascinò per il corridoio riluttante, poi verso le scale.
Qualcosa le colpì violentemente la vista, una luce rara, bianca e calda.
Quando si coprì gli occhi con la mano capì che era la luce del Dio sole.
Non ricordava tanta grazia in quel calore, tanto coraggio in quei raggi pungenti.
Li invidiò per una frazione di secondo, loro sarebbero sempre arrivati dove neanche gli occhi di mille persone possono guardare, avrebbero sempre scelto la propria via da percorrere e sarebbero stati liberi.
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un grosso fragore… non riuscì a capire ancora una volta.
Poi vide.
L’ infinito, il nero ed il bianco, il vero ed il falso, la conoscenza e l’ ignoto che fin ora le aveva celato la realtà.
Una materia impalpabile ma presente le si mostrò alla vista, grossi archi di pietra e un odore forte di consapevolezza la fecero impallidire.
Camminò lungo la stanza senza confini guidata da quegli uomini, se uomini erano o solo carne di fronte a tale bellezza.
Cercò di respirare a fondo più volte, ma delle lacrime ancora una volta le rigarono il viso quando si rese conto che non era più aria quella che entrava in lei.
I due uomini cominciarono a parlare un lingua incomprensibile alle sue orecchie, non le restò che ascoltare la sconosciuta cantilena mentre le gambe cominciarono inspiegabilmente a non reggerla.
Cadde, ma nessuno di loro la sorresse contrariamente alla prima volta.
Si lasciò andare alla disperazione, non riusciva a camminare e chiuse gli occhi.
Vide se stessa e si commiserò, guardò dentro al suo profondo spirito e non riuscì a vederci la fine.
Aprì gli occhi.
Di nuovo luce accecante.
Colori di pace e senso di benessere la invasero quando i due uomini si allontanarono e la lasciarono piangere mentre stava in ginocchio, pregando.
Richiuse gli occhi e di nuovo l’ immagine di se stessa le apparve, questa volte come se si fosse vista con altri occhi, non appartenenti al suo fisico.
Si vide pregare, piangere inutilmente e gridare il suo dolore all’ aria inesistente.
Il suo corpo evanescente si avvicinò sempre di più alla sua copia vera, finché non vide una mano sporgere dal campo visivo.
Si svegliò con una immensa paura ma non si mosse.
Vuoto e pace vide in quell’ essere che le accarezzò la guancia con dolcezza.
Lo scrutò e cerco di incrociare il suo sguardo gelido.
Egli si chinò per guardarla negli occhi umidi e le fece cenno di non piangere.
Il tepore l’ attraversò quando le asciugò le lacrime con le mani calde, non cercò nemmeno di ritrarsi.
Le baciò le labbra e le appoggiò la testa al proprio petto.
Fu solo allora che capì di essere definitivamente persa nel peccato e si lasciò andare ai brividi del piacere che l’ uomo le aveva recato.
Reclinò il capo e si addormentò in un sospiro.

di La Petite Gamine Morte