Alessandra adorava le proprie unghie, ed ogni giorno le curava con la massima attenzione.
Erano lunghe e perfette, smaltate di un bel rosso, vivo, vermiglio.
Continuava a curarle nonostante il sogno.
Era sempre lo stesso, terribile, ricorrente, magari un po' banale se raccontato. Infatti non ne aveva mai parlato con nessuno.
Eppure, la sera, cercava di ritardare il sonno.
Faceva i capricci, come una bambina piccola non voleva, non poteva andare a dormire. Ma era inevitabile nessuno sfugge al proprio destino.
E quello di Alessandra era quello di addormentarsi. E sognare.
Anche a letto cercava scuse, leggeva, ascoltava musica, pensava, pensava forsennatamente non c'era scampo.
Dopo un po' le palpebre le si appesantivano, nonostante la sua resistenza gli occhi le si chiudevano poco a poco e poi, il sogno.
Era così normale camminava per strada. Un gatto, nero, dietro di lei.
Del colore vellutato della notte, con gli occhi splendenti nel buio che era appena calato, ma già nero. Alessandra si ritrovava ad affrettare il passo, più veloce, più veloce, sempre più veloce poi cadeva.
Buio. Solo gli occhi smeraldini del gatto, che si accendevano di un rosso sempre più abbagliante, sempre più vermiglio color sangue?
E il rosso degli occhi si confondeva con il sangue che improvvisamente colava dalla sua gola, goccia dopo goccia il gatto continuava tranquillo la sua camminata, lasciando piccole tracce rossastre Alessandra sapeva che a parole il sogno era veramente stupido, ma, che poteva farci? Ne aveva il terrore.
Il gatto, con gli occhi che, assurdo, da verdi diventavano rossi davvero demenziale, a pensarci di giorno!
Ma allora, perché non voleva dormire?
Perché la spaventava tanto il pensiero della sua camera la sera, con i posters rassicuranti di Brad Pitt e DiCaprio alle pareti, come angeli custodi?
Sembravano proprio dire sogna ti proteggiamo noi ma fino ad ora, la protezione non era servita a nulla. Alessandra quella notte decise di sfuggire al sogno.
E così si alzò, la notte.
Si vestì, casualmente (o no?) come nel sogno, uscì non fece caso ad un gatto nero con gli occhi smeraldini che sembrava seguirla nella notte, ma quando lo vide ciao bel micio, che begli occhi che hai ma chi ti ha dipinto le zampette di rosso? È orrendo sembra sangue!
Micio, non fissarmi negli occhi mi fanno un po' paura, con questo buio micio, perché alzi la zampetta?
Che carino, mi accarezzi la gola micio, i tuoi artigli pungono un po' oh, ti sanguina la zampetta?
Mi sporcherai i vestiti guarda, sono già pieni di sangue cattivo micio, mi hai graffiata micio non guardarmi così. Nessuno riuscì a capire, la mattina seguente, come mai quella ragazzina avesse deciso di uscire in piena notte l'aveva trovata un passante, con la gola squarciata stranamente, erano segni piccoli, aguzzi sembrava l'unghiata di un gatto, ma, assurdo i gatti non graffiano certo così a fondo!
La ragazza si teneva il collo con una mano dalle unghie smaltate di rosso sangue.

di Darkie