Il mio sguardo si specchiò in quello del mio compagno ma, quelle pupille a me care non rifletterono il mio viso rotondo, bensì una chiesa dalla bellezza offesa. Quel lontano luogo di culto portò la mia mente a LEI dinanzi al gran crocefisso, china, sulle ginocchia nodose, i capelli crespi e corvini; come un sipario dietro al quale una litania singhiozzante,
fievole, tagliente e sottile come uno stiletto sui miei polsi da aprire per dissetare la terra.
Mi trovai per caso testimone di un dolore che reputai riprovevole, plateale, desideroso di protagonismo, quasi ad un richiamo d'applausi. Forse meritava di essere ignorato da quel sordo regista, perpetuo nel suo disco rotto:
- Le farò sapere”!
Consapevole che i miei occhi giudici fossero su di lei, la sua mano ossuta scosse i capelli dal volto grinzoso ed arso dal sole. Nel suo sguardo fiero e rapace potei vedere riflesso il gran crocefisso capovolto. Lottai per impedire alle mie corde vocali di strozzarmi il respiro. Conoscevo per aver sentito dire quale colpa imperdonabile si celava sotto il lutto protetto da una coltre di polvere.
LEI
- sii
- LEI
La grand'esclusa dalle vite di quel luogo che malvolentieri ospitava da quasi due settimane i miei dieci anni.
Le sue imprecazioni, rubavano i sogni al sonno dei bambini Candeggiavano i cuori delle coppie nell'attesa del gran giorno
- Vuoi ritornare sulla terra” -
Ritornai in me dentro un brivido freddo che mi scosse tutto il corpo. La mia mente era tornata nel presente, accanto al mio compagno; lasciai che il mio turbamento sfumasse nel fumo della sigaretta a due passi dal mio viso.
Avevo voglia di rendere partecipe il mio compagno di quella breve fuga involontaria in un passato che credevo di non aver mai vissuto.
BIP, sul display del mio cellulare è apparsa una busta da lettera, mi appresto a leggere il nuovo messaggio:
- Portami una rosa gialla come il colore dell'odio sulla mia tomba!


di Libera Càrpino