Di fronte a te uno specchio.
Vedi te stesso.
Ti vedi e non ti sopporti.
Vorresti non vedere, ma non puoi.
Desideri che le cose siano diverse,
ma non lo saranno mai.
Allora provi sconforto
e questo conduce a dolore
e questo a rabbia,
che alimenta nuovamente il dolore.
Vuoi distruggere l’immagine,
non vuoi più vederla.
Mentre la mano già si muove,
per un istante non comprendi.
Sei tu che stai guardano do specchio,
o sei l’immagine della sofferenza che vi sta dietro,
in risposta a chi scruta?
In fondo non ha molta importanza,
mentre le nocche infrangono il vetro
e le scheggia insanguinate cadono a terra.
In quell’istante entrambi
cessano di esistere.
Da quell’istante
di fronte e aldilà dello specchio
non c’è più nulla.
E a nessuno importa della storia
di uno specchio rotto:
le suole calpestano i frantumi
e le voci borbottano seccate.
In quei frantumi una domanda muta
ancora attende risposta.
Ma nessuno risponderà mai,
perché nessuno più è per ascoltare.



di Lennia