Ecco un altro progetto capitolino di altissima qualità che dimostra come l' underground goda di un ottimo stato di salute.
Cult-band nata nell' '85, i Mushroom's Patience tornano sulla scena con un album esaltante: Roma, Wien., il doloroso viaggio di due mangiati vivi il cui itinerario si snoda da Roma a Vienna attraverso le desolate catastrofi post-atomiche. Corifeo di questa esperienza avanguardistica, Raffaele Cerroni che coinvolge per l' occasione svariati personaggi i rilievo, quali ClauD.E.D.I Giammarini (Ain Soph e Circus Joy) e Simone Salvatori(Spiritual Front) e, come ospiti stranieri d' eccezione, i bravissimi Novy Svet. Roma, Wien. è un lavoro in cui maglie ritmiche da dark minimalista filtrano accecanti luci bianche, il tutto all' insegna di un' anarchia di origine dadaista, il cui richiamo risulta evidente già dalla copertina che inevitabilmente fa pensare al "ready made" di Duchamp. E in effetti i Mushroom's Patence, come Dada insegna, fanno del non-senso attività artistica, andando al di là di ogni coerenza logica, gridando libertà e contrabbandando il dogmatismo e i valori eterni con l' illogico e il primitivo/primordiale, come è in definitiva il loro viaggio sonoro, che narratologicamente ed emotivamente conduce i protagonisti/ascoltatori al punto di non-ritorno, allo scheletro del nulla: un annullamento, per l''appunto, che scorre con rassegnazione totale. I Mushroom's Patience portano in una dimensione cosmica fatta di immobilità: un omogeneo paesaggio immutabile di suoni monolitici ripetuti e devolventi, in una staticità reiterata fatta di pochi e impercettibili cambiamenti, come ad esempio le mitragliate noise in "Obsession" e "Neubaugasse", che perseguono effetti di deflagrazione e distruttività radicali. In questi intrecci sonori che risultano disturbanti già a livello subliminale, è evidente la pars destruens, la componente nichilista da cui attinge il variegato ensamble.
Lo scorrere del Tempo (Zeit) all' inizio della catastrofe è metaforicamente rappresentato da una pioggia incessante, cadenzata da malinconiche trame pianistiche. Subito ci tuffiamo in un universo sinistro dominato da effetti e percussioni. Tutto l' album ha un incedere lento, come se si camminasse di notte in una palude infestata. Ma, mentre culla nella lentezza delle sue astrazioni, il percorso sonoro tracciato da Cerroni & CO erige ombrose stratificazioni di folk apocalittico colorato di grigio post-industriale e passato allo strettissimo setaccio della soffocante claustrofobia ambientale . Ne è un bellissimo esempio "The butterfly bites the hand of the thief", dove emerge l' inconfondibile timbro gutturale di Simone Salvatori. Segue, sempre a velocità rallentata, ma costante, "My alphbet" che ha il sapore di una litania, specie per via delle percussioni. Da questo punto di vista è notevole l' uso che Cerroni ne fa in Vertigo, traccia resa particolarmente inquietante dalla voce in primo piano cui fanno da contraltare le urla e le grida di disperazione in sottofondo. Cerroni non lesina spasimi e lamenti in quasi tutte e 15 le tracce, di cui si compone l' album. Grandiosa la performance di ClauD.E.D.I in "Bef", uno dei pezzi più significativi. I rumori necrologistici si combinano ai richiami jazzeggianti della tromba di Flavio Rivabella, dando vita ad una vorticosa allucinazione sonora. Stridori acuti si propagano per l' aria ed è impossibile che non vi si dipinga sul volto una smorfia di dolore mentre ascoltate "Obsession".
Che siano ottenute attraverso le macchine oppure con la voce trattata, effettata, graffiata da urla e ululati e soffocata sotto i martellamenti industriali, le cacofonie che escono dal lettore CD trafiggono la carne e martellano i timpani, evocando il fantasma di sinistre presenze che si aggirano in un mondo martoriato e devastato. Siamo in direttura d' arrivo e Cerroni ci regala con la canzone che dà il titolo all' album una cyber dance con voce distorta ed effetti stretchiati, che è il passaporto per raggiungere un nuovo stato di coscienza in questo nuovo millennio.
Da Roma a Vienna: un viaggio nel cuore dell' Europa tra le sue rovine di vuoto siderale e isolamento interiore, introspezione e astrazione, malinconia e malessere furioso, clangori industriali e vertigini ipnotiche. Siete pronti? Buon viaggio, allora!


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