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La leggenda del noce di Benevento risale al VII sec. d.C.
Si narra che i Longobardi, pur essendo stati convertiti al cristianesimo, continuavano a conservare delle usanze pagane e ad adorare idoli che facevano parte del loro bagaglio di tradizioni ataviche.
In particolare si racconta che adorassero la Vipera, sia in forma di idolo d'oro, che serbavano nelle proprie abitazioni, sia appendendo un serpente morto ad un albero: in questo caso, i Longobardi passavano sotto il serpente morto e gli toccavano la testa come segno di deferenza.
Secondo alcuni la Vipera che essi adoravano, aveva due teste, secondo altri era alata.
Sicuramente il culto pagano dei barbari si innestava sul culto di Iside, già presente a Benevento dove sorgeva un tempio dedicato alla dea egizia. Iside, infatti, era una divinità in grado di controllare i serpenti.
A quanto sembra, i Longobardi appendevano la pelle di un animale ai rami del noce e poi, in groppa ai cavalli con la parte anteriore del corpo rivolto verso la coda dell'animale, cavalcando velocemente, in una specie di "quintana", dovevano strappare con un'arma dei brandelli della pelle appesa all'albero, tessuti organici che essi poi mangiavano.
L'ubicazione del noce di Benevento è controversa. Secondo alcuni, esso nasceva sulle "ripe delle ghianare", lungo il corso del fiume Sabato. Secondo altri esso si trovava nello Stretto di Barba, secondo altri ancora in una località chiamata "Voto" (poiché i Longobardi sotto il noce facevano dei voti o li scioglievano).
Il noce fu fatto tagliare da san Barbato. Si narra tuttavia che l'albero, anche se tagliato, sia rispuntato più volte nello stesso luogo.