Fin dai tempi della Grecia classica possiamo trovare figure ascrivibili alla categoria dei vampiri, certo alcune di esse molto diverse dal vampiro come oggi lo vorrebbero le leggende ma pur sempre esseri che si riteneva bevessero sangue.
Forse il più antico e famoso testo classico che noi oggi conosciamo: l'Odissea, ne riporta ben due, il primo è quello di Tiresia.
I morti erano avidi di sangue, sede e veicolo di vita, per interrogare quindi lo spirito di un morto, Tiresia, Ulisse sacrifica delle pecore e ne sparge il sangue per attirare questi spiriti-vampiro che è poi costretto a tenere a bada con la propria spada.
"... E quando con voti e suppliche le stirpi dei morti ebbi invocato, prendendo le bestie tagliai loro la gola sopra la fossa: scorreva sangue nero fumante. S'affollarono fuori dall'Erebo l'anime dei travolti da morte... ma io, la spada affilata dalla coscia sguainando, sedevo e non lasciavo le teste esangui dei morti avvicinarsi al sangue, prima che interrogassi Tiresia...".
Dal momento che anche per i greci esisteva una vita "reale" dopo la morte terrena i morti erano temuti in quanto potevano tornare a disturbare i mortali per procurarsi ciò che gli serviva: la vita e per estensione il sangue.
Anche la figura del vampiro inizia ad avere alcuni tratti ancora oggi riconosciuti: viso esangue, smania di sangue; vi è però una sorta di debolezza in queste creature sono facilmente tenute a bada dalla spada di Ulisse.
Il secondo tipo di vampiro descritto da Omero sono le Sirene, dei mostri dall'aspetto teriomorfico, esse erano le figlie della terra, delle cantanti ammaliatrici che attiravano gli sventurati; nei prati della loro isola giacevano ammucchiate le ossa e le membra "disseccate" delle vittime precedenti dei loro banchetti.
Pare che fossero ritenute figlie di Achelao e di Calliope. Secondo alcuni facevano parte del corteo di Persefone. Demetra le punì, trasformandole in uccelli per non aver tentato d'impedire il rapimento di Persefone da parte di Ade.
Oggi identifichiamo la Sirena come un essere dal busto di donna e con la coda da pesce ma si tratta di una rappresentazione soltanto posteriore databile al periodo medioevale... ai tempi di Omero tale creatura era ben diversa, anche se il poeta non ne fa una descrizione, essa infatti era una sorta di volatile con la testa di donna spesso con mammelle e braccia, con artigli al posto dei piedi.
Su di un antico vaso di stile attico corinto si trova infatti un decoro con un uccello dalla testa di donna ed una scritta molto esplicita: "SUPEN EIMI" "sono una sirena".
Altre figure vampiriche riportate dalle leggende della Grecia classica sono invece di tipo femmineo una di esse era al seguito di Ecate, la regina del mondo degli spettri, Empusa essa ha il potere di mutare la propria forma: cagna, vacca o splendida fanciulla.
Contrariamente all'attuale tradizione vampirica essa si muove anche in pieno giorno l'Empusa attacca le sue vittime durante il sonno notturno o della siesta pomeridiana.
Questo demone crudele e lussurioso è riportato anche da Aristofane in una conversazione fra Dioniso e Xantia dopo che hanno attraversato il lago Acherusia in "Le rane".
"Ecco, vedo un mostro enorme, per Zeus... Fa spavento. E continua a cambiare aspetto: era un bue, adesso è un mulo. Ecco, ora è una donna bellissima... Ma non è più donna, ormai è un cane" "E' un'Empusa, allora è lei!"
Secondo una leggenda libica vi era una bellissima donna figlia di Belo di nome Lamia, essa fu concupita da Zeus cui generò parecchi figli.
Era, la moglie di Zeus gelosissima li uccise tutti tranne uno: Scilla.
Lamia divenne quindi folle e crudele e divorava i bambini o i giovanetti, il suo viso mutò divenendo una maschera spaventosa.
Secondo la leggenda Zeus le aveva dato il dono di togliersi gli occhi dalle orbite in modo da poter vedere mentre dormiva, ma durante lo stato di veglia essa vagava assetata di sangue ed in cerca di vittime dissanguando i bambini fino all'ultima goccia di sangue.
Tutte queste figure portano in loro i primi semi del vampirismo.