Termine francese che significa letteralmente "ritornante" o fantasma, ombra di un trapassato; ironicamente si può trattare di persona, assai nota, che riappare dopo una lunga assenza dalla scena pubblica.
Tradizionalmente tale termine venne associato ai vampiri da Augustin Calmet nella sua famosissima dissertazione.
La tradizione del revenant è quindi legata al ritorno dalla morte dei corpi dei defunti, esseri forse privi di ogni scintilla di intelligenza ma guidati soltanto dal bisogno primario di cibo, sorte di zombie.
Calmet raccolse nel suo tomo tutte le testimonianze e le leggende sui vampiri (denominati revenants, spettri che ritornano), cercando anche di dare spiegazioni razionali ai fenomeni: morti apparenti, differenti gradi di decomposizione, e altre ancora.
La spiegazione che però l'abate proponeva più spesso era quella soprannaturale: i vampiri erano, infatti, considerati da Calmet dei veri e propri demoni, che conservavano dopo la morte una vera esistenza.
Essi erano in grado di uscire dalle bare attraverso dei fori praticati sulla bara, probabilmente smaterializzandosi e rimaterializzandosi, e quindi andavano tra i vivi in caccia del sangue necessario per proseguire la loro immonda esistenza.
L'idea era che è nella carne umana che risiede la vita e così il morto, per poter diventare un revenants, doveva cibarsi di essa!