Verrebbe subito da pensare all'antica questione "E' nato prima l'uovo o la gallina?" qui non credo vi siano molti dubbi sicuramente è nato prima il desiderio del sangue, o meglio il vampirismo è più legato al sangue che al morso.
Questo concetto potrebbe risultare scontato, anche se forse il procedimento di arrivo a questa comprensione non è proprio comprensibilissimo; molto di questo pensiero è dovuto all'istruzione e ai valori religiosi che ci sono stati inculcati.
Fin dalle origini delle nostre culture il sangue, lo si vede in moltissimi articoli riportati in questo stesso portale, ha avuto per l'essere umano un'importanza unica e di origine divina.
Al sangue in quasi tutte le religioni è stata data una valenza di anima, sotto questa luce possiamo vedere la nascita, originale, del vampirismo come un "incidente" ed una maledizione.
Il primo vampiro potrebbe essere stato un essere umano che, dopo essersi appropriato di un qualcosa di divino: il sangue appunto della propria vittima ed abbia subito poi la maledizione divina che lo abbia dannato al punto di vivere eternamente con la condanna di procurare morte.
Questa teoria però fa acqua su un punto: se per tutte le religioni la divinità non accetta che l'uomo uccida il suo simile, non si capisce perchè abbia dato proprio ad un assassino la condanna di uccidere ancora.
E' credibilissimo che l'essere che si fosse macchiato di un tale crimine, riconducibile come gravità soltanto a quello di Adamo ed Eva dell'aver mangiato il frutto della conoscenza del bene e del male, fose gettato nell'oscurità. Che non potesse più sopportare la luce del sole o dell'acqua pura o del fuoco, tutti simboli divini.
Questa ultima considerazione però è stata particolarmente resa importante in tempi recenti molte leggende infatti non relegano il vampiro nella notte.
Notiamo anche una notevole similitudine fra il peccato originale e l'atto di bere sangue del vampiro: se il sangue contiene l'anima e l'essenza di un essere umano e della sua ascendenza, il vampiro è come se si nutrisse della "conoscenza".
Le "punizioni" divine sono state narrate sin dagli albori ma erano l'allontanamento dalla vista della divinità, Adamo ed Eva scacciati dal giardino dell'Eden, Lucifero scagliato negli inferi ed il vampiro? Al vampiro fu data la notte, l'oscurità.
Come l'essere umano fu dotato di capacità di decisione del bene o del male, scegliendo però l'amoralità, qui i paragoni con Adamo ed Eva si fanno molto stretti come loro morsero la mela per avere la conoscenza anche il vampiro "morde" le sue vittime.
Il sangue viene visto come tramite di conoscenza proprio come il frutto proibito, un perpetrarsi del peccato originale, ed è questo che sfugge dell'intima essenza del vampiro il fatto della condanna alla ripetizione della propria dannazione.
La dinità che ha "punito" non interviene per fermare questo circolo perverso di iniquità, soltanto il vampiro stesso potrebbe fermarsi, commettendo un ulteriore "peccato" il togliersi la vita.
L'intera esistenza del vampiro è un abominio secondo tutte le credenze religiose, almeno quelle monoteistiche derivanti dalla Bibbia.
Una ulteriore idea potrebbe essere quella dell'intervento del demonio ad un certo punto della vicenda, esso potrebbe aver "interferito" impedendo la distruzione di un tale essere per mano divina, che gli avrebbe "concesso" di vivere in spregio alla divinità.
Nulla nella mitologia e nei miti relativi alla figura del vampiro, di nessuna cultura, lo vede come un essere positivo: da sempre esso è visto come entità negativa e contrapposta al divino.