Il vampiro può originarsi solo da un uomo totalmente identificato nel suo corpo di carne, nelle sue emozioni, nei suoi pensieri. Si tratta di un individuo che non "sente" la sua anima; per lui essa rappresenta solo un concetto mentale, una possibilità e nulla più. La sua paura della morte è dunque più che mai giustificata: essendo la sua coscienza imprigionata nell’apparato psicofisico, egli perirà con esso.
Un uomo del genere sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di riuscire a prolungare la propria esistenza terrena. Conscio di dover morire, egli aspira disperatamente all'immortalità e ai piaceri che la materia può offrire!
Il paradosso è proprio questo: il suo folle attaccamento alla vita e ai piaceri terreni, il suo voler prolungare l'esistenza materiale a tutti i costi... è ciò che rende sempre più sicura la sua futura morte, in quanto tali comportamenti imprigionano la sua coscienza nella personalità mortale. D’altra parte un comportamento altruistico, la compassione e il perdono lo porterebbero sempre più vicino alla sua anima immortale.
Egli vuole allora poter sopravvivere in qualche modo alla inevitabile dissoluzione del corpo fisico pur non operando una reale “sintesi con l’anima”, risultato, quest’ultimo, che è possibile ottenere solo intraprendendo un sentiero di risveglio spirituale che conduce alla vera immortalità.
A questo punto, l’unico modo che ha di farlo è cercare di sopravvivere nel « corpo astrale », un involucro sottile che avvolge il corpo fisico e nel quale trasferiamo la nostra coscienza sia durante il sogno (infatti è anche conosciuto come « corpo di sogno ») sia dopo la morte. Questo corpo è, per intenderci, quello che talvolta compare ai viventi in forma di fantasma.
Portando la propria coscienza nel corpo astrale non si consegue una reale immortalità, poiché anch’esso è costituito di materia – sebbene più sottile di quella a cui siamo abituati – e quindi è destinato a consumarsi con il tempo; tuttavia permette all’essere umano di sopravvivere, per un tempo indeterminato, alla sparizione del corpo fisico.
Il corpo astrale lo abbiamo tutti, infatti lo utilizziamo per viaggiare durante le esperienze di sogno, ma solo pochi di noi sono in grado di utilizzarlo coscientemente come involucro per spostarsi anche in stato di veglia e compiere i cosìdetti « viaggi astrali ». Ciò implica che, alla stessa maniera, pochi di noi saranno in grado di usarlo coscientemente dopo l’esperienza della morte. Ci ritroveremo nel corpo astrale, ma ne avremo la stessa padronanza che un fanciullo di due anni può avere del suo corpo fisico: saremo trasportati dagli eventi del mondo astrale in uno stato di semi-incoscienza simile, appunto, a quella che si ha nel sogno. Quanti di noi, infatti, sono capaci di fare « sogni lucidi », all’interno dei quali possono decidere delle loro azioni? Allo stesso modo non saremo in grado di decidere delle nostre azioni dopo la morte.
Le pratiche che consentono a un essere umano, maschio o femmina che sia, di spostare la sua coscienza nel corpo astrale in modo da servirsene a piacimento, sia in vita che dopo la morte, riguardano le tecniche di « ricordo di sé » trasmesse da Gurdjieff e un utilizzo consapevole dell’energia sessuale. Ma tali non sono gli argomenti di cui è qui questione.