I termini che indicano i vampiri dell'India, più noti, sono certamente quelli cui fa riferimento Sir Richard Francis Burton (1821-1890).
Il famoso esploratore inglese, infatti, nella sua traduzione del classico della letteratura indiana Vetala-Pachisi con il titolo Vikram and the Vampire; or, Tales of Hindu Devilry pubblicata nel 1870 ne parla diffusamente.
In una delle storie narrate in questa raccolta un re dell'India incontrò un betail, termine che venne tradotto da Burton con "vampiro".
Durante il percorso che il re ed il vampiro fecero per recarsi da un saggio che poi si rivelò uno stregone malvagio, il Betail parlò al re diffusamente.
Fra le sue parole sono molte le descrizioni relative al folklore indiano, ai conflitti religiosi ed alle abitudini degli Dei ma soprattutto dei vampiri.
Il saggio fu trovato dal re intento ad adorare la Dea Kalì, la Dea non trovando vittime per soddisfare la sua sete di sangue giunse a tagliarsi la gola (autovampirismo).
Dall'India il mito vampirico passò al medioriente varcò l'Egeo per sbarcare in Grecia nei Balcani e sucessivamente divenne simbolo dell'europa orientale, creando il suo maggior mito Dracula.