Nel paese vi era un lupo mannaro. Egli sembrava un uomo normale. All'apparenza era come tutti gli altri ma di notte, quando c'era la luna piena, i peli delle braccia e delle gambe crescevano e si ispessivano ed i suoi denti canini si allungavano. Di notte andava a buttarsi nella grande vasca della fontana del paese, in cui quattro grandi mascheroni versavano acqua di giorno e di notte, ininterrottamente. Lì, nell'acqua, agitava convulsamente le braccia e le gambe ed emetteva grida orripilanti.
Qualcuno - forse la moglie - scoprì queste trasformazioni di cui era vittima e si preparò nascostamente ad entrare in azione. Attese con pazienza un'altra fase parossistica della crisi e quando essa si manifestò, gli si avvicinò reggendo una lunga canna con un ago fissato sulla punta. Allungò il braccio sostenendo la canna e riuscì a pungere il licantropo. Dal piccolo foro praticato sul suo corpo, fuoriuscì una goccia di sangue - il sangue infetto - e l'uomo, da allora in poi, smise di essere vittima di tali orrende trasformazioni. Non fu più affetto da licantropia e visse tranquillamente nel paesino fino alla sua morte avvenuta per cause naturali.

Questa storia, di cui abbiamo omesso i dati geografici ed anagrafici, viene raccontata dai vecchi di questo paesino i quali sono pronti a giurare che il caso di licantropia sopra riportato, sia del tutto autentico. Tale episodio è da collocarsi, cronologicamente, tra la prima e la seconda guerra mondiale.