Il nostro viaggio parte dal Piemonte, la regione che può vantare il maggior numero di costruzioni realizzate dal Diavolo in persona. A Dronero, in provincia di Cuneo, esiste un ponte medievale realizzato nel 1428.
La leggenda narra che gli abitanti del paese avevano deciso di costruirlo per poter attraversare senza difficoltà il torrente Maira.
Nonostante i loro sforzi, però, nessun ponte era abbastanza robusto da resistere alle piene dell'impetuoso torrente.
Ogni volta che uno veniva terminato, la pioggia gonfiava le acque del torrente e la corrente trascinava via con sé il fragile lavoro degli uomini.
Fu così che i cittadini decisero, su consiglio di un eremita che viveva nel contado, di chiedere aiuto al diavolo.
In cambio dell’anima della prima creatura che avesse attraversato il ponte, il signore degli inferi avrebbe realizzato un robustissimo ponte.
Ecco però l’inganno: Quando la costruzione fu pronta, il sindaco prese un pezzo di pane e lo lanciò sul ponte.
Un cane randagio che gironzolava lì intorno vide la forma di pane e si precipitò a prenderlo, scappando così velocemente dall'altra parte del torrente.
Fu la prima anima ad attraversare il ponte.
Il diavolo fuggì via infuriato dovendosi accontentare del sacrificio di un animale.
Da quel giorno il ponte prese il nome di Ponte del Diavolo.
In Piemonte altri ponti dedicati al demonio li troviamo a Bugliala di Trasquera, lungo la strada carrozzabile che da Trasquera porta alla frazione di Bugliaga, a Marona, in provincia di Novara e a Foppiano, nel Verbano.
Più noto è però sicuramente il ponte presente nelle cronache di Lanzo Torinese.
La narrazione è molto simile alla precedente.
I cittadini cercavano disperatamente di costruire un’opera che avrebbe permesso loro di raggiungere rapidamente la chiesa posizionata dal lato opposto della valle.
Purtroppo la costruzione era di difficile realizzazione e soggetta a continui crolli.
Ecco così che un eremita che viveva da quelle parti, si fece intermediario tra la popolazione e il diavolo a cui sarebbe stata donata la prima anima che avrebbe attraversato la costruzione.
Qui però è l’intervento di un santo, la cui edicola è ancora visibile all’inizio del ponte, a gabbare l’arcano costruttore.

Si narra infatti che San Rocco, saputo di questo patto al termine dell’opera lanciò una forma di formaggio lungo il ponte facendo sì che il primo ad attraversarlo fosse un cane affamato.
Abbandoniamo il Piemonte ma la cavia non cambia, è sempre un povero cane ad essere sacrificato a Tolentino, in provincia di Macerata.
In questo caso è san Nicola ad ingannare il diavolo.
Un altro ponte del diavolo è presente a Cividale del Friuli.
In realtà quello che si vede oggi è una ricostruzione realizzata nel 1918 in quanto quello più antico fu fatto saltare dopo Caporetto per fermare l’avanzata austriaca.
La leggenda è sempre la stessa condita però con un curioso particolare.
Il Diavolo furibondo, per essere stato ingannato, avrebbe scagliato violentemente il cane contro lo scoglio piatto presente presso il pilone centrale sul quale sarebbe tutt’ora visibile l’impronta dell’animale.
Narrazione simile la troviamo associata al ponte di Augusto e Tiberio di Rimini.
La presenza di due tacche somiglianti all'impronta di piedi caprini sulla balaustra posta lato monte, contribuì a diffondere la leggenda di un ennesimo "Ponte del Diavolo".
Anche la Campania, terra di streghe, possiede i suoi ponti del diavolo.
A San Lupo, lungo la statale che porta a Guardia Sanframondi, esiste un ponte in pietra bianca che la tradizione vuole realizzato dal diavolo per le sue janare.
E’ da qui infatti che molte di esse, dopo essersi unte con il magico unguento, avrebbero spiccato il volo per il noce beneventano.
Sotto il ponte ancora oggi sarebbe visibile una pozza, chiamata “ru vurve re l’ infierne” dalla sinistra e tragica fama.
Sempre in Campania, a Cerreto Sannita, sulla strada che dal paese porta a Cusano Mutri troviamo poi il “ponte d’Annibale”, noto anche come ponte del diavolo.
L’atto stesso di attraversare il ponte richiede scongiuri ed orazioni, molto spesso ancora oggi effettuati dai più anziani abitanti del luogo.
Altro bellissimo ponte era presente a Civita, in Calabria, purtroppo però crollato da diversi anni e solo ultimamente ricostruito, o ancora quello denominato “della Vecchia”, in Lucania, che prenderebbe il nome da una masciara che viveva nelle vicinanze.