Mi trovi in un periodo affatto buono, sono oppressa da un senso d’insoddisfazione per tutto, specie per la “vita quotidiana”. Il dubbio e l’incertezza mi assalgono continuamente, sono arrivata persino a dubitare della mia stessa esistenza, o dell’esistenza del mondo: e se tutto fosse solo proiezione della mia mente?

Forse cerchi da me delle risposte, mi dispiace deluderti, ma io non posso dartene, perché ancora ne trovo. Posso darti solo comprensione e appoggio, perché le tue paure di timido bambino sono i miei incubi di piccola anima.
Tutto mi ha gettato in un senso di sconforto: la quotidianità, la massa, la vita, questa maledetta guerra, la solitudine.
Vado avanti con alcune strane convinzioni che mi sono imposta, e con la lettura. Leggi Hesse, il Demian, forse lui può tenderti la mano, cosi come l’ ha tesa a me da poco.
Tu credi in dio? Suppongo di sì. Io non più, e non per moda o altro, ero una fervida praticante fino a cinque anni fa, dopodiché il vuoto, dovuto a riflessioni esistenziali forse troppo precoci.
Se tu credi riesci ad andare avanti nella speranza dell’aiuto divino, o comunque riponendovi fiducia e affidandoti ad esso. Il credere è un bisogno intimo e assoluto dell’uomo.
Non credendo più, ho dovuto cominciare ad affidarmi solo alle mie forze. Non so il perché di questo discorso. Forse per spingerti ad ignorare la massa che ti circonda e a trovare nei tuoi ideali e nelle tue convinzioni la stessa forza per difenderli.
Il mondo non ha interesse a guardarti negli occhi, è negli occhi di coloro che hanno il mondo dentro che devi guardare.
Non so se serviranno a qualcosa le mie parole, ti parla una che ha gridato e pianto in faccia al preside per denunciare a tutti la sua schifezza. Cosa ne ho ottenuto? Biasimo e compianto anche dal professore che ritenevo più coerente con le proprie idee.
Ora taccio, sfogo le mie ire urlando e ballando nella mia stanza quando gli altri non ci sono, scrivo molto, ascolto quella musica oscena e rumorosa che tanto scandalizza le LORO menti, leggo fino al mal di testa e sogno, sogno, sogno, sogno,
Vivo nel sogno di ciò che
vorrei fosse e nel mondo non è,
ma è in me.

Forse sogno troppo, ma mi aiuta, è la mia medicina: sogno il mio Signore, sogno colui da cui sono nata e in cui morirò, sogno l’Essere che mi protegge, sogno i suoi baci e i suoi morsi, come i tuoi occhi sognano chi non c’è più. Vedi, anch’io ho bisogno di credere in qualcosa, e credo in Lui, nella soprannaturalità d’alcuni Esseri, auspico la loro esistenza.
Non prendermi per folle (anche se credo di esserlo e ne vado in qualche modo fiera) ma queste mie idee sono la spinta che mi fa andare avanti, è grazie ad esse che passo sopra ciò che in altri tempi mi avrebbe causato dolore e rabbia. Ora vivo accettando e non rimpiangendo il passato, sopportando e gustando il presente, e riunendo le mie forze nella speranza di un futuro che forse non verrà mai, ma intanto è l’utopia a donarmi ancora voglia di vivere.

La ami ancora molto, vero? L’amore è dolore e frustrazione, lo imparo ogni giorno sulla mia pelle. Continuo a struggermi d’amore, mi dilania dal profondo, ne sono totalmente oppressa. Ma per chi? Forse è questo che mi ha spinto a volgere la mia anima verso l’immagine indefinita del “Mio Signore”; devo trovare l’oggetto del mio amore, non trovandolo l’ ho immaginato, ma a poco a poco l’immagine è divenuta speranza e poi certezza.

Capisci? Forse no, le mie parole sono confuse perché proiezioni dei miei pensieri confusi.

Hai detto di non voler svegliarti più al buio.
Io amo il buio e la tenebra, sono calde braccia che accolgono e proteggono i miei pensieri, le tenebre sono il petto su cui si riversano le mie lacrime; se dovrò morire spero sarà come gettarmi nella notte eterna, immagino il buio, il suo immenso abbraccio: la notte è mia compagna, la luna è mia madre.

Mio dio, non so assolutamente cosa ti ho scritto e cosa avrei voluto scriverti, spero che nella follia delle mie parole tu possa aver trovato un qualche conforto. Credo sia meglio concludere questa lettera; perdona la confusione e l’irrazionalità, forse questo scritto può svelarti la vera me stessa.
Ti auguro ogni bene e spero che troverai il sollievo e la pace che a me forse sono negati per sempre, ad ogni modo sarò sempre qui ad ascoltarti se ne avrai bisogno,

Grazie dell’amicizia e confida sempre nel mio affetto.

Ti abbraccio,
Ligeia



di Ligeia