Sai... A volte dai libri, le creature escono e prendono forma: di carne, ossa e gemiti..
Era li. Nella penombra del locale sotterraneo...
Scendo, scarico, montiamo, suoni, birra, due chiacchiere con fratelli di altre citta' e due altri gruppi, con cui suoniamo spesso.
Era li. Nascosta dalle luci forti, ma basse.
Piccoli contatti da lontano.
Era li. Uscita da quel dannato libro di Isabella Santacroce.
Era li. Ologramma perfetto di cio' che per anni nella mia testa potevo solo tracciare e salvare con nome.
Solo contatti lontani.
Sguardi: fuggenti, brevissimi, un dubbio assaliva il mio cervello.
Quale?
Ma no, non esiste. Sto solo immaginando. Merito di questa dannata rossa doppio malto a stomaco pericolosamente vuoto.
Gia quale?
me lo sono chiesto pure io..
Domanda idiota, e forse scontata, ma che cazzo hai visto?
Risposta idiota e forse scontata: una ragazza, esattamente identica a come nella mia mente avevo immaginato la protagonista di quel cazzo di libro. Uno dei libri piu "miei". Io sono quello che la Santacroce scrive o meglio viceversa.
Ed ancora: sguardi furtivi, quasi per caso, fino a che salgo sul palco.
Quando il batteriologo (pardon il batterista) ha dato il via ho riversato tre mesi di inattivitą sul palco. Indemoniato, mi hanno detto alla fine del concerto.
Mi ritiro nel retro.
Mi cambio
Mi asciugo, perche' quando suono sudo davvero da far schifo.
Mi siedo.
Una birra. Ci vuole una birra bianca: buonissima.
Al bancone al volo.
Trenta minuti almeno che non la vedo.
Gia mi manca nel cervello e nel cuore.
Eccola comparire dal buio: vomitata dal corridoio che, dalla superficie, porta alla sala.
Eccola, appoggiata al bancone vicino a me.
Flash... dissolvenza in nero....
Apro gli occhi e siamo in un vicolo semibuio, semideserto, seminudi, completamente avvinghiati a malapena sappiamo i nostri nomi.
A malapena i suoni delle nostre voci.
Morsi. Graffi. Baci disperati.
Avvinghiati, quasi piangenti.
Pioggia finissima sulla strada, immersi nel buio liquido di quella notte.
Il suo viso tra le mie mani.
Il suo corpo agile arrampicato quasi tra le mie grandi braccia.
Orgasmi intensi, da mozzare le gambe, il fiato e dobbiamo sorreggerci a vicenda, per non stramazzare al suolo.
Come un lento blues anni '60, malinconico, che incontra "the eternal" dei Joy Division.
In mezzo noi, a muoverci piano.
Dissolvenza in nero.
Pausa.
Titoli di coda.
"the end".

di Vlad Filth