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Un
uomo non dovrebbe passeggiare per strada in una notte come questa.
La luna par essere l'unica divinità presente. Essa stessa si mostra
oscura, velata da nubi minacciose, quasi sdegnata e riottosa a donare
un po' della luce rubata al sole.
No, un uomo non dovrebbe vagare per strada, senza una meta apparente,
in una notte come questa.
La Notte ci giudica e sembra avvolgere tutto.
Ora sono in questa via così grande e illuminata. E' piena di vetrine
e le vetrine sono piene di cose e i marciapiedi sono pieni di gente
che le guarda, quasi esse fossero dotate di un loro fascino o di
una loro intrinseca importanza.
Ma che importanza possono avere le vetrine? Questa banalità avrà
pure un suo senso lampante, ma a me sfugge.
No, io non mi fermerò innanzi ad esse e non le guarderò.
Preferisco osservare la gente che temeraria e ingenua va per la
sua strada e non si cura della notte, di una notte come questa,
e continua a nuotare nel folle fiume della vita.
Ne ho già osservati tanti, già da tempo. Eppure proseguo ora dietro
a uno solo. I suoi passi sono lenti. Ogni tanto perde il ritmo di
se stesso. Non è costante. Ogni tanto si ferma. Poi riprende a camminare.
Ma non ha senso il suo incedere. Non lo porta in nessun luogo prestabilito.
Forse è sconvolto da qualcosa. La vita a volte è molto dura, a volte
è infame; quasi sempre è bugiarda ma più spesso è oscenamente monotona.
Congetturo un po' troppo forse. L'uomo attraversa le luci e le ombre.
Ora passa per un giardino pubblico. Percorre il suo viale principale:
continua a fermarsi. Ora sotto un lampione, ora nei pressi di una
panchina, ora vicino ad un albero. Sotto il lampione non guarda
l'orologio. Non si siede sulla panchina. Non si poggia all'albero.
Quest'uomo non fa proprio nulla.
Egli cammina, semplicemente, ma non ho mai visto una marcia così
delirante.
Par che insegua il buio delle strade. Ma il buio è pericoloso, in
certi vicoli poi. Prima si è voltato verso di me….beh, forse era
verso di me, o forse no…non posso esserne certo. Però ho visto chiaramente
il suo volto.
Poveretto, è un relitto ambulante. Ha gli occhi tanto tristi. Ha
gli occhi tanto stanchi. E' irrorato da lacrime che riempiono i
solchi decisi di un viso scavato dalla sorte infame o forse dalla
forza dei suoi peccati. Il suo abito è sporco anche se non è lacero.
Ma chi sei uomo dagli occhi tristi? Non entrare in quel vicolo.
E' troppo buio. Non riesci a sentire i miei pensieri? Non posso
urlare per dirti di non entrare lì.
La Notte ci giudica e non me lo permette. Ma la mia mente te lo
sta quasi ordinando.
Non entrare… Accidenti. Troppo tardi.
Ora mi tocca venirti dietro anche in quella strada così pericolosa.
No! Lo sapevo! Eccoti qua. E ora? Sei qui per terra innanzi a me.
Il tuo corpo immobile e il tuo volto livido. Hai perduto quasi tutto
il tuo sangue e il tuo collo rivela un segno che richiama millenni
di oscurità celata… com'è che diceva quella frase?…ah si: abscondita
ab oculis omnia viventium.
Ti avevo detto di non venire qui. Ma hai voluto fare di testa tua.
Forse chissà, hai voluto provare a fare come volevi almeno una volta
nella vita. Ma ora non ha importanza. Non più. Ora sei morto.
Porterò io il tuo ricordo: posso fare solo questo per te. Ma chi
ti ha ucciso? Non l'ho veduto in volto. Purtroppo non avevo uno
specchio e non potevo guardare. Ma tu hai visto il tuo assassino,
vero? Già. Il tuo volto adesso è sereno.
Ora però mi chiedo: chi seguirò ancora, dato che tu non ci sei più
e pare che tutti gli altri se ne siano andati? No, un uomo non dovrebbe
passeggiare in una notte come questa, e forse è meglio che anche
io, che uomo non sono, mi ritiri nella mia dimora.
Vess Savage
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