8/11/2002
Da Mina a Tara: cena con delitto, ultimo atto


S'apron le pagine di questo diario,
s'alza ancora l'insanguinato sipario.
Ed ecco vediamo filare la lana
dov'era rimasta, l'odiosa Valeriana.
Lo fa per distrarsi da tutti quei lutti
che perseguitano da giorni gli amici suoi tutti.
Morta già Milla, defunta Prudenza
del loro affetto sente carenza.
Chi le è rimasto? C'è forse Tara,
quella col ciondolo a forma di bara,
magari può contare anche su Mina,
quella bislacca, strana vicina,
sempre intenta a spadellare
certe cenette da farsi invitare.
Non le ha mai viste, ma sente salire
dei profumini da fare svenire.
Le sue amiche son già state invitate,
ma, a ben pensarci, non son mai tornate...
Però è solo una coincidenza,
non vuole credere alla maldicenza
che vede le due leggiadre befane
sbafarsi le vittime pucciando anche il pane.
Così Valeriana, tranquilla e calmina
sale spontanea a casa di Mina,
la quale, finendo un dito di Prudenza,
scorgendola ringrazia la provvidenza.
-Quanta fatica mi è risparmiata-
pensa Mina alquanto affamata
mentre s'affretta ad aprire la porta
e dica a Tara -Presto, la sporta!-
Ella le tende il capiente borsone,
Mina l'abbranca con decisione,
e insieme catturano Valeriana,
che mai più uscirà da quella tana.
In un istante le legano mani e piedi,
così veloci che manco le vedi,
e mentre la borsa cominciano a tirare
si vedono costrette una spalla a lussare,
che si era incastrata tra il caminetto
e del comò il più basso cassetto.
Urla atroci s'alzan dal sacco:
Mina azzittisce colpendo di tacco.
Valeria svenuta giace in laboratorio
sul piano di marmo tipo obitorio
-Tara allieva cara e diletta
inventati tosto qualche nuova ricetta
mentre io, tanto per cambiare,
Valeriana inizio a squartare-
Con un coltello ben affilato
Mina il collo incide di lato
raccoglie il sangue che scorre veloce
in un bottiglione grande e capace.
Quella sussulta e rantola lenta.
s'agita debole, per nulla contenta.
La macellaia, assaggiando il prosciutto,
non aspetta neanche che muoia del tutto
-E' come una noce...-e cala il martello:
spacca la testa ed estrae il cervello.
Anche se piccolo non farlo fritto
quello sì sarebbe un delitto.
Razzolando bene tra la rosea poltiglia
trova una sfera, come una biglia
è un' occhietto lustro e pulito
che per merenda gusteremo candito.
Indi le strappa la lingua: nel brodo lessata
è una leccornia assai prelibata.
Mina di schizzi si monda il viso
mentre beata allarga il sorriso:
un taglio a y ha praticato
aprendo in due il ricco costato
- le frattaglie mi fanno schifo
i polmoni a pezzetti li do al micio.
Il cuore senza sentire rimorsi
lo voglio crudo, lo sbrano a morsi,
mentre il fegato lavorato a patè
sopra i crostini è un piatto da re.
Le costole grigliate saranno gustose
con gli intestini concimo le rose.
Un poco magra è la pancetta,
ma della fesa farò cotoletta.
Per tutta la casa risuona un rumore
di gesso e lavagna l'orrendo stridore,
è il movimento di segaossa,
il tipico rumore di questa mossa.
Tara intanto dov'è finita?
Seduta attenta, leccando le dita.
Con la faccina s'atteggia golosa
pigliando appunti rapita e gioiosa.
La maestra è intenta a spolpare
ciccia abbondante da macinare
filetti e bistecche per il tegame
un po'di grassetto per il salame
sega gli stinchi, disossa le spalle
non butta niente, neanche la pelle.
Di fare spreco non v'è cagione
con gli ultimi scarti prepara il sapone.
Quella cucina è un vero macello,
dalla finestra pende un budello
sangue e liquami sul pavimento,
stare in piedi è un vero tormento
brandelli di carne nel lavandino
mucchi di ossa sullo zerbino.
Ronfa felice il gatto sazio
nella pancina non ha più spazio.
Mina è distrutta e affaticata,
ma colla dispensa di provviste stipata
-Tara, per cortesia, raccogli il naso
le orecchie ed altro metti in quel vaso
falli cuocere con alloro pian piano
io vado a riposare sul divano,
poi pressa bene, sala e scola il grasso
pronti i ciccioli, del colesterolo alzeremo il tasso.
L'allieva obbediente e riconvertita
esegue alacre, e da' una ripulita.
Di nuovo la casa è praticabile
sembra normale e rispettabile,
ma noi sappiamo che è solo apparenza,
basta guardare nella credenza:
a quello spettacolo di membra spezzate
si fugge urlando a gambe levate!